Salinger disegnò lui stesso la copertina del tascabile del Giovane Holden
J.D. Salinger, l’autore del Giovane Holden morto nel 2010, è entrato nel mito letterario non solo per aver scritto un romanzo punto di riferimento assoluto per schiere di giovani lettori in ogni parte del mondo. È leggendaria, per esempio, la reclusione che si auto-impose per molti anni nella sua casa di Cornish nel New Hampshire, dall’ultima apparizione pubblica nel 1965 fino alla sua morte, dove Salinger scrisse per quasi cinquant’anni senza più pubblicare una pagina. Sono diverse poi le storie sul suo difficilissimo carattere filtrate grazie ai racconti della figlia Margaret (che pubblicò un memoir sulla sua famiglia, Dream Catcher) o di Joyce Maynard, una scrittrice con cui ebbe una relazione dopo la fine del suo primo matrimonio.
I had always figured Little, Brown carelessly threw together this design. Today I learned that Salinger drew it himself. pic.twitter.com/pBvUbBknsh
— Ada(ms) or Ardor (@AdamsOrArdor) August 22, 2024
Meno nota, invece, è la storia, rilanciata in questi giorni da un tweet diventato virale legata alla copertina del primo tascabile del Giovane Holden (in originale Catcher in the Rye). La storia è anche raccontata in un libro di Kenneth C. Davis sulla storia dei tascabili intitolato Two-Bit Culture. Davis racconta come Salinger fosse scontento del design della prima edizione del tascabile e della sua illustrazione. Non voleva che il libro avesse una copertina illustrata.
La versione successiva cambiò ancora, aggiungendo un dipinto di James Avati di Holden Caufield con il suo berretto rosso per le strade di New York. Ma anche questa versione non piacque a Salinger. Anni dopo, ebbe un’idea per una copertina semplice con un arcobaleno nell’angolo, e inviò alcuni schizzi ai suoi editori. Il progetto grafico fu eseguito quasi esattamente come abbozzato e questa versione è diventata poi la più conosciuta nell’edizione americana.

Una serie di talk che affrontano il rapporto tra trasporti, design e ambiente: la quarta edizione del simposio si intitola “In Transit” e si svolgerà a bordo del treno Arlecchino, progettato negli anni Cinquanta da Gio Ponti e e Giulio Minoletti.