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The Uncool Concert
Diviso tra Sanremo, 25 aprile, autopromozione e polemiche, il concerto del primo maggio è un rito che perde ogni anno un po' della sua rilevanza. E ormai non ne resta più molta.

A metà fra Sanremo e il 25 aprile, nell’ordinamento dei riti che contribuiscono a formare la nostra identità nazionale, c’è un cugino sfigato: il concerto del primo maggio a Roma, anzi il concertone, organizzato come sempre dai tre principali sindacati e in diretta oggi sulla Rai, eccezionalmente dal Circo Massimo (la tradizionale sede di piazza San Giovanni è inagibile per lavori in vista del Giubileo). Mentre i primi due si evolvono, il concertone rimane fedele alla linea. Gratis, in piazza, per i diritti dei lavoratori, animato da un minestrone di interpreti musicali che si esibiscono svogliati senza soundcheck adeguato e da vip portavoce, per un giorno e di fronte alle telecamere, di importanti istanze sindacali.
E sì che il concertone potrebbe ritagliarsi l’opportunità di cambiare, magari prendendo spunto dai suoi cuginetti più cool. Sanremo, trasfigurato dalla docenza Amadeus, si è tolto la polvere di dosso. Il Festival è diventato l’ascensore che porta alle prime posizioni nelle classifiche degli streaming, il megafono di campagne con il cuore a sinistra, l’unico evento televisivo non sportivo che paralizza l’Italia per una settimana, e svuota le strade e i bar nel sabato sera della finale. Il 25 aprile, ce ne siamo accorti, per molti si è trasformato in una corrida. È il nuovo salotto buono delle baruffe social di tendenza. Niente più sfilate orgogliose di reduci e partigiani, soltanto qualche cadavere di nonno da esibire sui social. Le piazze sono diventate teatro di giochetti identitari fra partiti politici, che ormai di identità ne hanno pochina, e luoghi dove portare nella vita vera, con effetti catastrofici, battaglie nate online.
Intanto il concerto del primo maggio, ostinato, resiste al mutare delle stagioni. Si mantiene canterino ma un po’ impegnato, senza disturbare. Stando al comunicato stampa che lo presenta, il concertone sarebbe il più grande evento gratuito d’Europa (sembra un dato un po’ buttato lì). E che cosa partorisce, questo maxi raduno? Polemiche infruttuose, che si dimenticano in un secondo. Chi si ricorda dell’intemerata di Carlo Rovelli dell’anno scorso? «Il ministero della Difesa deve servire per difenderci dalla guerra, non per fare i piazzisti di strumenti di morte». Apriti cielo, invito a pranzo del ministro Crosetto, dichiarazioni di fuoco, due giorni di accesissime scaramucce, anche parlamentari, finite in nulla. E della polemica di Fedez, quella di due anni fa? Quando si è presentato “su quel palco” denunciando la censura del testo che poi ha proceduto a leggere? Con codazzo della telefonata ai dirigenti Rai registrata e pubblicata su Instagram? Entrambi hanno vissuto da allora ere geologiche della loro personalità pubblica, questi interventi al concertone sono già datati e marginali.
Per non parlare delle diatribe ancora più vecchie: Piero Pelù infilò un preservativo sul microfono di Vincenzo Mollica nel 1993 per sensibilizzare il pubblico sul tema dell’Hiv (i Litfiba verranno poi esclusi dal concertone del 1995), le dichiarazioni scomode di Daniele Silvestri contro Berlusconi nel 2003 (che portarono i vertici Rai a trasmettere il concertone dell’anno dopo in differita di venti minuti, non si sa mai), e via dicendo. Querelle sterili, che sono servite a alimentare l’ego di chi le ha accese più che a portare l’attenzione su battaglie sindacali che meriterebbero forse una diversa partecipazione.
Immutabile, innocuo, noiosissimo, sottofondo di pigre giornate festive. Il concertone. Quest’anno condotto da Noemi e Ermal Meta, non esattamente due torquemada. Spunterà, come tradizione, l’invettiva polemica? Qualche coraggioso declamerà il monologo di Scurati, e si farà censurare dalla Rai? Spulciando la lista degli ospiti, c’è poco a cui aggrapparsi. Tananai si è già giocato la causa ucraina, non può mica combattere da solo tutte le battaglie. Achille Lauro è in fase warholiana, si circonda di giovani artisti che ospita in ville sfarzosissime affittate per brevi periodi, non sarebbe in linea con il personaggio. Torna Piero Pelù, è vero, ma chissà se avrà la stessa grinta di trent’anni fa. Le speranze sono riposte in Morgan, magari i Negramaro, soprattutto Stefano Massini e Paolo Jannacci, forse Dargen sfruttando l’onda lunga di Sanremo, in fondo è stato censurato da Mara Venier due mesi fa. Salta all’occhio un dato: il dominio della trap si ferma alle porte della sede Cgil. Tony Effe resta a casa, Kid Yugi si esibisce a Catania, Geolier unico esponente della scena – con annuncio last minute – chiuderà la serata ma dopo il trattamento ricevuto a Sanremo non ci si aspettano da lui dichiarazioni divisive, e come biasimarlo.
Mentre il concertone è impegnato in disperati tentativi di cosmesi nel tentativo di apparire giovane ai giovani che lo ignorano, il mondo del lavoro resta là fuori e continua a cambiare (in peggio). La tecnologia, i nuovi mercati, la demografia. L’occupazione giovanile in caduta libera ormai da un pezzo, il numero dei lavoratori sotto i trentacinque anni che è sceso drammaticamente negli ultimi quindici anni. Le stesse persone che oggi, 1 maggio, non possono gustarsi il concertone perché stanno lavorando, ed è meglio che a questo fatto non ci pensino per evitare depressioni. Insomma, un disastro. Nel frattempo, speriamo che non piova sul concertone.