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Perché si riparla di una lite tra Richard Ford e Colson Whitehead del 2001

15 Giugno 2017

Nel 2001 Colson Whitehead, l’autore afroamericano che lo scorso aprile ha vinto il premio Pulitzer per il suo romanzo The Underground Railroad, ha recensito una raccolta di short story di Richard Ford, A Multitude of Sins. La recensione di Whitehead, decisamente virata sulla stroncatura, diceva: «Quasi ogni storia tratta di tradimento, regolarmente in una di due fasi: nella fine dei giorni più caldi di una relazione clandestina, o nel periodo successivo a una scappatella. I personaggi sono quasi indistinguibili. Se fossi un epidemiologo, direi che una sorta di epidemia spirituale ha iniziato a contagiare i professionisti della upper-middle-class bianca». All’inizio Ford non ha risposto, ma due anni dopo, quando i due scrittori si sono incontrati a una festa, l’autore di Sportswriter ha detto al collega «sei un bambino, dovresti crescere», prima di sputargli in pieno volto.

513xB+00JBL._SY344_BO1,204,203,200_L’accaduto è tornato d’attualità per un pezzo che Ford – appena tornato in libreria con Between Them (in Italia, Tra di loro, edito da Feltrinelli) – ha pubblicato su Esquire, “A Novelist Takes on His Critics”. Nel suo intervento, il settantatreenne dice: «Mi rendo conto che le mie sensazioni riguardanti quel mio brutto comportamento sono solo un punto di questioni legittime. Ma posso dirvi che, a oggi, non ho cambiato idea sul signor Whitehead, o la sua recensione, o la mia replica». A quasi quindici anni di distanza, insomma, Ford non ha dimenticato, e anzi dimostra di aver serbato intatto il suo rancore per Whitehead, che al tempo dei fatti aveva risposto al gesto del collega dicendo: «Vorrei mettere in guardia le molte altre persone che hanno passato al setaccio il libro: potreste aver bisogno di un impermeabile, in caso di Ford inclemente».

A voler essere precisi, Ford è solito prendere le critiche sul personale, specifica il Guardian: dopo una recensione negativa firmata di Alice Hoffman, ha rivelato allo stesso quotidiano inglese di aver portato un suo libro nel cortile sul retro di casa sua e avergli sparato (!), recapitandolo poi all’autrice per via postale; in un’altra occasione, decenni dopo una stroncatura di Larry McMurtry del suo romanzo d’esordio, A Piece of My Heart, ha dichiarato che non gli dispiacerebbe «mostrare a Larry cosa penso della sua recensione». Ma la portata dello scontro con Whitehead per alcuni è sintomo di un altro problema, che ha a che fare col razzismo (Whitehead, come detto, è di origine afroamericana): la saggista Rebecca Solnit ha scritto che «non è una battaglia, è solo un verme bianco che sputa su un uomo di colore come i razzisti bianchi che partecipano ai contro sit-in». Peraltro, nota sempre il Guardian, è lo stesso Richard Ford ad aver ammesso in diverse occasioni di essere cresciuto con una mentalità da uomo bianco nato nel Mississipi degli anni Quaranta: nel 1999, scrivendo di un viaggio sul fiume Mississipi fatto con un collega, ha anche ammesso di essersi espresso – in una serie di lettere risalenti alla fine degli anni Ottanta – con «insulti razzisti».

Immagine in evidenza e testata Getty Images
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