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A Venezia c’è la più grande mostra di Edward Burtynsky mai realizzata

Burtynsky: Extraction / Abstraction, all'M9 - Museo del ’900 di Mestre, racconta 40 anni carriera dell'artista canadese che indaga il rapporto tra uomo e natura, conosciuto soprattutto per Anthropocene: The Human Epoch.

di Studio

Le immagini di Edward Burtynsky si basano su un paradosso molto semplice, e per questo sempre efficace: la natura è così potente che perfino quando subisce l’intervento mortifero dell’essere umano riesce a dare vita a forme e colori sorprendenti, e così facendo, non fa che ricordarci quanto siamo dannosi, minuscoli e meschini. Curata da Marc Mayer, direttore della National Gallery of Canada e del Musée d’Art Contemporain di Montreal, con progetto allestitivo di Alvisi Kirimoto, Burtynsky: Extraction / Abstraction, visitabile all’M9 – Museo del ’900 di Venezia dal 21 giugno al 12 gennaio 2025, è la più ampia esposizione mai realizzata sugli oltre quarant’anni di carriera del fotografo canadese Edward Burtynsky, conosciuto soprattutto grazie al sontuoso documentario Anthropocene: The Human Epoch  (realizzato insieme ai registi Jennifer Baichwal and Nicholas de Pencier) e le mostre fotografiche ad esso legate.

L’esposizione, che arriva in Italia dopo aver debuttato alla Saatchi Gallery di Londra, è un’esplorazione delle incursioni industriali su larga scala nel pianeta e dell’impatto dell’azione umana sugli ecosistemi terrestri. Il male che abbiamo fatto al mondo, insomma, raccontato attraverso immagini che, pur rappresentando forme di distruzione e inquinamento, catturano lo sguardo con la loro innaturale bellezza. Come spiega Marc Mayer, curatore della mostra, «le fotografie di Burtynsky dimostrano che, dal punto di vista industriale, viviamo ancora nel ventesimo secolo, dal momento che il nostro ambiente continua a subire le conseguenze di un insostenibile deterioramento. Per esplicitare la sua visione, l’artista recupera l’estetica del XX secolo, nella forma dinamica di un espressionismo astratto, fondendo così le eredità materiali e spirituali del secolo scorso, in un corpus coerente ed emotivamente potente».

Laghetto di scarico #2, miniera di diamanti di Wesselton, Kimberley, Capo Nord,Sud Africa, 2018, photo © Edward Burtynsky, courtesy Flowers Gallery, Londra ra
Fiume Thjorsá #1, Islanda, 2012, photo © Edward Burtynsky, courtesy Flowers Gallery, Londra
Saline #2, Cadice, Spagna, 2013, photo © Edward Burtynsky, courtesy Flowers Gallery, Londra

La mostra indaga le conseguenze ambientali del sistema industriale: grazie alla profonda comprensione storica dei processi industriali novecenteschi, dei contesti geografici e culturali selezionati nelle sue campagne, Burtynsky invita a ragionare sull’impatto dell’uomo sul futuro degli habitat terrestri. Sei sezioni tematiche illustrano tutti i principali campi di azione del fotografo canadese, con più di 80 fotografie di grande formato, 10 grandissimi murales e alcuni dei principali strumenti fotografici che hanno reso celebre Burtynsky, inclusi i droni che gli hanno permesso di allargare ulteriormente l’obiettivo delle sue fotocamere. A queste si aggiungono ulteriori elementi, integrati negli spazi di M9, frutto di un dialogo concettuale tra la mostra e la narrazione del Museo sulle trasformazioni sociali, economiche e politiche del Novecento.

In mostra anche le nove fotografie della campagna fotografica commissionata a Burtynsky dalla Fondazione Sylva nel 2022 per testimoniare gli effetti della Xylella sugli olivi pugliesi: un disastro ambientale che ci permette di cogliere e misurare concretamente gli effetti del cambiamento climatico anche sul nostro Paese. Nella nuova sala M9 Orizzonti, in modalità immersiva e per la prima volta in Italia, viene proiettato In the Wake of Progress (2022), cortometraggio coprodotto da Burtynsky assieme al produttore musicale Bob Ezrin e con le musiche originali di Phil Strong.

Ad accompagnare la mostra, tra l’estate e l’autunno 2024, l’Auditorium “Cesare De Michelis” ospita un public program di incontri e proiezioni sui grandi temi dell’Antropocene, della transizione energetica e della sostenibilità ambientale. Il primo è stato sabato 22 giugno, in occasione dell’Art Night promossa dall’Università Ca’ Foscari Venezia in collaborazione con il Comune di Venezia, con il documentario Manufactured Landscapes di Jennifer Baichwal (Canada 2006), che segue il fotografo canadese nelle sue prime campagne di documentazione in Cina, tra mega fabbriche manifatturiere e nuove dighe idroelettriche che hanno imposto spostamenti forzosi alla popolazione residente nelle aree circostanti. Sarà poi la volta di Watermark (2013) e del pluripremiato Anthropocene: The Human Epoch (2018). E poi, giovedì 14 novembre, Burtynsky sarà in M9 per una conversazione con Giovanna Calvenzi, grande storica della fotografia.

Impianti di trattamento del nichel #34, Sudbury, Ontario, Canada, 1996, photo © Edward Burtynsky, courtesy Flowers Gallery, Londra

L’esposizione si avvale del patrocinio della Regione del Veneto, del Comune di Venezia, dall’Ambasciata del Canada, dell’Università Ca’ Foscari Venezia e della Fondazione CMCC – Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici; è sostenuta in qualità di Official Partner dalla Camera di Commercio di Venezia e Rovigo, da BRT e da Trenitalia. La mostra è realizzata in collaborazione con Fondazione Sylva, Intesa Sanpaolo, Confindustria Veneto Est, Vela / Venezia Unica, Gruppo Save. Hanno contribuito Taittinger, Consorzio Vini Venezia, Select, Power Sustainable, e come partner dei laboratori educativi Primo / Morocolor Italia.

Immagine in copertina: Oil Bunkering #9, Niger Delta, Nigeria, 2016, photo © Edward Burtynsky, courtesy Flowers Gallery, Londra