Lo scrittore srilankese Shehan Karunatilaka ha vinto il Booker Prize
«È un libro che trascina il lettore in un viaggio spericolato tra la vita e la morte» così Neil MacGregor, il presidente della giuria del Booker Prize di quest’anno, ha definito The Seven Moons of Maali Almeida (ancora inedito in Italia), il romanzo di Shehan Karunatilaka che ha vinto il più importante premio letterario dedicato alla narrativa in lingua inglese. MacGregor ha detto che lui e gli altri componenti della giuria hanno ammirato «l’ambizione e l’abilità, il coraggio, l’audacia e l’umorismo» del romanzo, definendolo un «afterlife noir». MacGregor ha anche detto che la decisione dei giudici è stata unanime e che ha premiato il libro che meglio di tutti ha risposto alla domanda che tutti i romanzi in concorso quest’anno si ponevano: «Qual è il senso della vita dell’individuo?». Accettando il premio, Karunatilaka ha detto che la sua speranza è che «in un futuro non troppo distante in Sri Lanka si capirà che corruzione, razzismo e clientelismo sono pratiche che non hanno mai funzionato e non funzioneranno mai».
The Seven Moons of Maali Almeida mescola satira e sovrannaturale per raccontare la guerra civile in Sri Lanka, conflitto iniziato nel 1983 e terminato nel 2009. Il protagonista del racconto è un fotografo – il Maali Almeida del titolo – che un giorno scopre di essere morto e si ritrova in una specie di ufficio immigrazione dell’aldilà. Il suo cadavere è stato gettato nel lago Beira e lui non ha idea di chi lo abbia ucciso. Maali decide che prima di passare definitivamente a miglior vita vuole scoprire chi sia il suo assassino, ma in un momento in cui nel suo Paese comandano squadroni della morte, kamikaze e malavitosi, l’impresa è quasi impossibile (cosa che gli confermano anche tutti gli altri spiriti di morti che si ritrova attorno, molti dei quali non sono mai riusciti a scoprire le circostanze della loro dipartita). Ma Maali decide di provarci lo stesso, nonostante il tempo che gli venga concesso – sette lune, appunto – sia pochissimo. Si mette dunque in contatto con l’uomo e la donna che in vita gli erano stati più cari e li guida alla scoperta di una serie di fotografie che potrebbero aiutarlo a risolvere il mistero della sua morte. E cambiare la storia della guerra civile e dello Sri Lanka.
The Seven Moons of Maali Almeida è il secondo romanzo di Karunatilaka, dopo Chinaman: The Legend of Pradeep Mathew del 2010. Parlando del suo libro e del suo Paese, Karunatilaka ha detto che spera che The Seven Moons of Maali Almeida «arrivi in uno Sri Lanka che ha imparato dalla sua storia, e che Seven Moons venga inserito nella sezione fantasy delle librerie, accanto ai draghi e agli unicorni, e che nessuno possa pensare sia una storia realistica o un’opera di satira politica». Karunatilaka ha anche raccontato che l’attentato di cui Salman Rushdie è stato vittima a New York il 12 agosto lo ha costretto a ripensare alcune cose che voleva scrivere. In particolare, ha detto di essersi «auto-censurato» e di aver deciso di non pubblicare due racconti che aveva praticamente finito di scrivere. In realtà, lui non pensava che quei due racconti fossero blasfemi né offensivi, ma alla fine ha assecondato le richieste di sua moglie, preoccupata per la sua incolumità e per quella dei loro due figli. Un episodio che Karunatilaka ha raccontato per spiegare le condizioni in cui si trovano a lavorare molti scrittori del Sud-est asiatico: «È una cosa con la quale dobbiamo fare i conti tutti quanti, soprattutto noi che scriviamo di religione e di politica».