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02:57 martedì 1 aprile 2025
La foto di Zendaya in pizzeria a Favignana è diventata un meme. L'attrice è in Sicilia per girare delle scene dell'Odissea, il prossimo film di Christopher Nolan.
Uno studio ha provato a spiegare perché è così difficile piacere ai buttafuori dei club di Berlino. E soprattutto a Sven Marquardt, il leggendario buttafuori del Berghain.
È il momento perfetto per guardare On Your Mark, l’unico video musicale mai realizzato dallo Studio Ghibli. Disegnato da Hayao Miyazaki in persona, nel 1995. Tutto a mano, ovviamente, come il vero stile Ghibli vuole.
La Casa Bianca ha pubblicato sui social la foto “ghiblizzata” di un’immigrata che viene espulsa. Dimostrando come la nuova funzione di ChatGPT possa essere usata a fini di discriminazione.
Hanno inventato una sigaretta elettronica con attaccato un Tamagotchi che muore se non fumi abbastanza. Nome provvisorio: Vape-a-gotchi.
C’è un tizio che sta partecipando a tutte le proteste in Turchia vestito da Pikachu. Marcia, fa cori contro Erdogan, scappa dalla polizia, tutto vestito da Pikachu. È diventato virale, ovviamente.
A causa dell’overtourism in Giappone si stanno “esaurendo” le terme. Troppi turisti, l'acqua termale non basta, i livelli hanno raggiunto minimi da record: danni della turistificazione, capitolo ennesimo.
La nuova versione di ChatGPT è bravissima a generare immagini nello stile dello Studio Ghibli. Una nuova funzione che ha (prevedibilmente) conquistato internet: sono già migliaia le immagini ghiblizzate, tra foto, meme e scene di film.

Un gruppo di artisti palestinesi vuole organizzare la Biennale di Gaza

28 Novembre 2024

Usare l’arte come strumento di resistenza e di speranza: diversi artisti palestinesi si stanno organizzando, scrive il Guardian, per fare una “biennale” a Gaza. Sono circa 50 e vengono tutti dal territorio occupato, anche se non tutti vivono ancora in Palestina. La difficoltà a entrare e uscire da Gaza, infatti, rappresenta il più grande ostacolo logistico che gli organizzatori devono affrontare. Circa un quarto degli artisti si è rifugiato in Egitto nei mesi precedenti: proveranno, questi, a spedire le loro opere insieme agli aiuti umanitari. Il problema è che gli aiuti vengono fatti entrare con il contagocce, e sono anche soggetti a razzie da parte di bande armate che gestiscono il mercato nero, con il tacito consenso dell’esercito israeliano. Altri, invece, manderanno i lavori in forma digitale. Altri ancora, infine, hanno annunciato che collaboreranno con artisti presenti in Cisgiordania per “ricreare da remoto” i manufatti.

Il Guardian ha parlato con uno degli organizzatori, il 26enne Tasneem Shatat, originario di Khan Younis: «I più grandi eventi artistici del mondo si chiamano “biennali”, ospitano gli artisti più importanti che si occupano dei temi fondamentali del mondo con la loro arte. Per noi, gli artisti più importanti del mondo oggi sono quelli di Gaza». Il nome è anche una speranza: che l’iniziativa possa essere ricorrente, e quindi un appuntamento continuo per sperare in un futuro di pace.

Nel manifesto della Biennale (si trova qui, con il fundraiser) si legge: «Questo lavoro è fondamentale per documentare la vita in guerra, ed è un modello di sopravvivenza per tutti noi. L’arte ci consente di porci domande che non possiamo porre e di raccontare storie che vanno oltre la portata delle news e delle statistiche». «La Biennale di Gaza ha l’obiettivo di mettere la lotta di un popolo al centro dell’impegno artistico. È un intervento nel mondo dell’arte che rompe con la normale procedura espositiva: la nostra diversità riflette l’urgenza e l’eccezionalità della situazione». Il progetto è ancora nelle fasi iniziali, e molto dipenderà dai fondi privati, soprattutto di istituzioni che vorranno supportarlo.

Nell’immagine, l’opera di Mustafa Muhanna “Hope on the Road”.

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