Intervista a Carlos Moreno, l'urbanista franco-colombiano che ha teorizzato il concetto di Human Smart City e la necessità di creare quartieri in cui tutto sia a portata di mano.
Dopo la pandemia sarà boom di biciclette?
Ora che ci si prepara alla Fase 2, uno dei principali problemi da risolvere – soprattutto per quanto riguarda i grandi agglomerati urbani – è quello della mobilità. Sono tante, infatti, le grandi città nel mondo che stanno puntando all’allargamento della viabilità ciclistica per il post Coronavirus: mentre si pensa a come regolamentare (e limitare) l’accesso ai mezzi pubblici, le biciclette – sia quelle normali che quelle elettriche – sembrano a molte amministrazioni la soluzione più ecologica per permettere ai loro cittadini di muoversi liberamente nel rispetto delle regole del distanziamento sociale.
La pensano così al Comune di Milano, che dalla disastrosa situazione che si ritrova oggi a vivere vuole almeno trarre uno dei pochi effetti positivi: la diminuzione dell’inquinamento nell’aria. Come ha spiegato in anteprima il Guardian, «35 km di strade cittadine saranno trasformate nel corso dell’estate, con una rapida espansione sperimentale in tutta la città del ciclismo e dello spazio pedonale». Chi usa la bicicletta a Milano sa che non è facile destreggiarsi tra pavé e piste ciclabili che si interrompono all’improvviso, motivo per cui un miglioramento delle condizioni esistenti è certamente una buona notizia per tutti. Al Corriere della sera, il sindaco Beppe Sala ha detto: «A noi competerà fare in modo che le biciclette possano circolare meglio. Se prima eravamo bloccati da mille regole e burocrazie, dovremo trovare in questa fase, con un po’ di creatività, il modo per permettere alle bici di muoversi per la città». Intanto, il bike-sharing comunale BikeMi ha già ampliato gli orari di utilizzo dalle 6 alle 24 e ha abbuonato il mese di marzo agli abbonati, con il posticipo di un mese per la scadenza di tutti gli abbonamenti annuali.
In una direzione simile si muovono Roma e Bologna, come segnala sempre il Corriere, ma anche città come Bogotà, Budapest e Berlino, dove la prima pista ciclabile “provvisoria” o “pop-up” è comparsa lo scorso 25 marzo a Kreuzberg. Nei giorni successivi ne sono state aggiunte altre nei vari distretti della città, scegliendo le direttrici più battute dai ciclisti. Lo stesso accade al di là dell’oceano, dove le bici vivono un momento di estrema popolarità: lo segnalano alcuni produttori al Guardian, che si azzarda anche a dire che le bici andranno a ruba com’è successo con la carta igienica. Il manager di bikeNOW di Melbourne ha spiegato al quotidiano britannico che tra i nuovi clienti ci sono le famiglie: «Le famiglie sono stanche di camminare ovunque come forma di esercizio. I bambini sono a casa da scuola o vengono istruiti a casa. Se vai in un campetto di calcio e ci sono già molte persone lì, non ci puoi rimanere, ma sulla tua bici ti eserciti e pratichi il distanziamento sociale allo stesso tempo».