L’attivista che ha lanciato la zuppa sul quadro di Van Gogh ha spiegato perché l’ha fatto

18 Ottobre 2022

Negli ultimi giorni si è parlato molto delle due attiviste di Just Stop Oil che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh conservati alla National Gallery di Londra, un’azione che ha suscitato varie reazioni, dall’ammirazione al fastidio. Qualcuno ha giudicato il loro gesto perfetto dal punto di vista performativo ma non molto utile dal punto di vista della sensibilizzazione al tema del clima (ne abbiamo parlato qui). Qualcun altro, sempre criticando l’iniziativa delle due studentesse, ha fatto notare che si tratta di ragazze benestanti che frequentano una scuola d’arte privata molto costosa. Ma c’è anche chi ha apprezzato il coraggio e il senso della loro protesta, come le persone che nelle ultime ore stanno ricondividendo il video di una di loro, Phoebe (quella coi capelli rosa) che spiega brevemente e con parole molto semplici cosa volevano dire. Commentando il suo stesso tweet, molto ricondiviso, in cui fa notare che il discorso di Phoebe Plummer non fa una piega, Michael Mezz sottolinea come il fatto che sia una ragazza ricca non rappresenti per forza un problema, anzi: «Sta usando il suo privilegio per combattere per una causa che ci tocca tutti. Ricordate: le persone privilegiate possono “permettersi” di correre dei rischi per sostenere cause sociali. Brava lei che l’ha fatto».

Innanzitutto Phoebe Plummer sottolinea che la celebre opera di Van Gogh non è stata assolutamente rovinata dalla loro protesta, perché, come le due ragazze sapevano, il quadro era protetto da una lastra di vetro. Lei e la sua amica Anna Holland sapevano benissimo che lanciando la zuppa sull’opera non avrebbero arrecato alcun danno al dipinto, altrimenti non l’avrebbero fatto. «La zuppa è stata asciugata con della carta da cucina», dice. Il loro obiettivo era compiere un’azione in grado di attirare l’attenzione dei media. «Mi rendo conto che sembri un’azione ridicola», dice Plummer, «sono d’accordo, lo è. Ma non ci interessa chiederci se abbia senso tirare della zuppa addosso ai quadri: quello che vogliamo fare è attirare l’attenzione su quello di cui bisogna parlare adesso, sulle domande che contano». Domande come: è giusto che Liz Trust stia concedendo oltre 100 nuove licenze per combustibili fossili? È giusto che i combustibili fossili siano sovvenzionati 30 volte di più delle energie rinnovabili quando l’energia eolica è 9 volte più economica dei combustibili fossili? È giusto che siamo arrivati a questo punto, in cui le persone quest’inverno dovranno decidere tra mangiare o usare il riscaldamento [e qui si perde il gioco di parole in inglese tra “eating” e “heating”, ndr]? Non abbiamo tempo da perdere, quello che faremo nei prossimi 3 o 4 anni deciderà il futuro dell’umanità». E continua sottolineando come queste azioni abbiano sempre funzionato, «ce lo dimostra la storia», e di come continuino a essere l’unico modo per attirare l’attenzione dei media e ottenere dei diritti. Sono il motivo per cui oggi, in quanto donna queer, ho la possibilità di votare, andare all’università e sposare la persona che amo».

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