Dalla filosofia alla pratica, il biohacking è una delle tante idee rivoluzionarie di cui si è impossessata la nuova tecnocrazia, una galleria di personaggi visionari e forse anche pericolosi.
Un nuovo studio ha confermato che gli assorbenti interni contengono sostanze tossiche
Negli ultimi anni, per le donne, è diventato normale, su Instagram, imbattersi in sponsorizzate di “nuovi” prodotti pensati come alternativa agli assorbenti tradizionali, ormai considerati non solo inquinanti ma anche poco salutari, per via delle sostanze chimiche che contengono. Ora un nuovo studio di Environmental International conferma la pericolosità degli assorbenti interni: «come se non avessimo già abbastanza di cui preoccuparci, un nuovo studio ha scoperto la presenza di metalli tossici nelle più famose marche di assorbenti», scrive The Cut riportando la ricerca.
Lo studio è il primo del suo genere a valutare le concentrazioni di metalli nei tamponi: gli epidemiologi ambientali della UC Berkeley, della Columbia University e della Michigan State University hanno testato 30 diversi tamponi di 14 marchi e trovato 16 tipi di metalli. I ricercatori non hanno rivelato quali marchi hanno testato, ma hanno sottolineato che erano tra i più venduti e includevano prodotti sia biologici che non biologici, acquistati presso rivenditori sia negli Stati Uniti che in Europa tra settembre 2022 e marzo 2023. Indipendentemente dalla marca, i ricercatori hanno trovato tracce, appunto, di 16 metalli in tutti i campioni, comprese sostanze tossiche come piombo, arsenico e cadmio.
Non si salvano neanche gli assorbenti “biologici”, composti di cotone al 100 per cento: se quelli normali contengono quantità più elevate di piombo, pare che gli assorbenti biologici contengano una maggiore quantità di arsenico. A questo punto, naturalmente, viene da chiedersi: ma cosa ci fanno questi metalli negli assorbenti interni? Da dove arrivano? Molti fanno parte degli agenti antimicrobici, sbiancanti e lubrificanti che spesso vengono usati per migliorare le prestazioni dei tamponi. Non solo: come sottolinea lo studio, il cotone utilizzato da questi produttori potrebbe essere contaminato prima ancora che arrivi alle fabbriche: le piante di cotone possono accumulare metalli da terreno contaminato, pesticidi e fertilizzanti e talvolta vengono coltivate vicino a fonti di inquinamento come autostrade o fabbriche.

Negli anni diversi collettivi e associazioni hanno deciso di investire nei luoghi d'origine dai quali, quasi sempre, si decide di andare via. L'obiettivo è cambiare finalmente il modo in cui viviamo e, soprattutto, raccontiamo la provincia.

Nonostante i femminicidi, anche in Italia i contenuti legati alla manosfera sono sempre più numerosi e consumati. Tanto che è inevitabile chiedersi: com'è possibile che a un'ideologia così violenta venga ancora permesso di diffondersi?