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È uscito il trailer del reboot di Una pallottola spuntata Protagonista del film sarà Frank Drebin Jr. (Liam Neeson), figlio del leggendario poliziotto interpretato da Leslie Nielsen.
La metro di Parigi ha vietato la pubblicità della mostra di David Hockney perché ritrae David Hockney che fuma L'artista l'ha presa piuttosto male: ha definito la decisione una «cosa assurda, veramente assurda».
Uno dei prodotti più colpiti dai dazi degli Stati Uniti sarà il vino Un problema enorme per le aziende del settore italiane, che esportano i loro prodotti soprattutto negli Usa.
Il Partito laburista starebbe pensando di candidare Idris Elba a sindaco di Londra Al momento si tratta di un'indiscrezione riportata dai tabloid, ma è da diversi mesi che si parla di un ingresso in politica dell'attore.
È uscito il primo trailer dell’Eternauta, la serie tratta da uno dei più grandi capolavori della storia del fumetto Prodotta e distribuita da Netflix, sarà disponibile sulla piattaforma dal 30 aprile.
Trump ha imposto dazi anche a delle isole antartiche abitate solo da pinguini I pinguini delle isole Heard e McDonald dovranno pagare il dieci per cento di dazi per esportare i loro beni e servizi negli Usa.
Ci sarà un sequel di C’era una volta a… Hollywood diretto da David Fincher, scritto da Quentin Tarantino e con protagonista Brad Pitt Il film racconterà la storia di Cliff Booth, il personaggio interpretato da Pitt nel film di Tarantino del 2019.
Prada ha aperto un ristorante ispirato ai film di Wong Kar-wai Si trova a Shangai e riproduce l'atmosfera dei film del regista di "In the Mood for Love".

Ma davvero state parlando della “modella di Gucci”?

La polemica su Armine Harutyunyan dimostra ancora una volta come le dinamiche della moda siano sconosciute, nonostante pervadano la società.

31 Agosto 2020

Quella di Armine Harutyunyan, modella subissata di ingiurie perché «non convenzionalmente bella», se ci è permesso un sunto edulcorato dei commenti, è una storia a cui dovremmo esserci abituati, l’ennesima polemica nata sui social che in Italia viene amplificata dai giornali e riempita di inglesismi e patetismi, che vanno sempre d’accordo. Harutyunyan – o meglio ancora Armine, che qui le donne si chiamano per nome – è vittima di “body shaming” ma è anche il volto della “diversity” e la paladina della “body positivity”, che detto così uno avrebbe voglia di disinteressarsi per sempre di certe questioni. Non è una questione estetica ma culturale, come se le due cose fossero scollegate, scrivono accorati gli editorialisti, che a questo giro si dividono tra quelli che si sorprendono che un’immagine di moda faccia scalpore e quelli che ci tengono a difendere il diritto di poter scrivere che quando una è brutta è brutta, santiddio, se non ce lo fate dire è “cancel culture” (inglesismo). E pensare che poco più di un mese fa nelle forche degli hater ci era già passata Ellie Goldstein, che ha la sindrome di Down e che era stata scelta da Gucci per un’altra campagna della linea cosmetica, ma evidentemente neanche quell’episodio è stato utile a comprendere qualcosa in più sui meccanismi con cui oggi si sceglie il testimonial di un marchio di moda.

La 23enne armena è tornata sotto i riflettori in questi giorni per un bizzarro meccanismo social, ma aveva sfilato a settembre 2019 per la Primavera Estate 2020 di Gucci, lo show in cui Alessandro Michele aveva citato Michel Foucalt nelle sue note stampa e mandato in passerella sessanta look in bianco che ricordavano le divise da sanatorio e che no, non sono stati mai messi in vendita, ma servivano a veicolare il messaggio della collezione. Che, semplificando di molto, era proprio quello di liberarsi dalle convenzioni sociali e riscoprire una sensualità naturale. Al suo esordio, Gucci Beauty aveva lanciato un rossetto spalmandolo su bocche sdentate e sorrisi storti, foto perfette per quella parte di Instagram che sa giocare con l’ironia, mentre la prima sfilata di Michele come direttore creativo, nel 2015, aveva causato più o meno lo stesso tumulto social: è Gucci questo? Dov’erano finite le rassicuranti signore ricche di Frida Giannini e chi erano questi ragazzini vestiti da donne che ne avevano preso il posto? Gli snob direbbero che Armine Harutyunyan ha un volto contemporaneo oppure che è “bella per la moda”, il che significa che non lo è, curiosamente, per tutti gli altri, o almeno non ancora. Eppure, almeno a guardarsi un po’ indietro, una delle vocazioni della moda è esattamente quella di ridisegnare cosa consideriamo bello come società, tanto più in un momento in cui altre industrie, dai social dove ognuno è testimonial di sé stesso fino a quelle che nascono fuori dal recinto dell’Occidente, le hanno portato via la centralità che vantava in passato.

E mentre i quotidiani italiani si affannano a capire se la ragazza ha fatto o no il saluto romano di fronte all’altare della Patria – succede davvero, ieri sera Repubblica smentiva così “La modella di Gucci Armine Harutyunyan fa ancora discutere: in un fake il saluto romano”, un altro dei titoli che consegneremo ai posteri per studiare la nostra epoca – sembra non ci sia spazio per un’analisi che vada oltre la (pur giusta) indignazione per le bassezze che l’anonimato su internet permette, e provi a ragionare invece sul corpo e il suo utilizzo nella moda, su come l’algoritmo sia costruito per accendere le reazioni più disparate e di cosa è diventato il “purché se ne parli”, su come bellezza e bruttezza siano oggi concetti vuoti che ognuno può riempire a piacimento, tanto non andranno mai bene, sul perché – magari – Alessandro Michele è quello che queste cose le ha capite prima degli altri e ogni volta riesce a farci dare il meglio in quella che è diventata (lo è sempre stata?) la nostra attività preferita, che siate attivisti tromboni, spavaldi TikTokers oppure sedicenti intellettuali del secolo scorso. E cioè litigare.

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