Una conversazione libera tra due Millennial su matrimonio gay, diritti acquisiti e diritti da conquistare, vite da privilegiati e vittimismo social, militanze vecchie e nuove e prospettive per il futuro.
L’unica cosa più inquietante di Armie Hammer è la storia della famiglia di Armie Hammer
«Ti morderò a morte». Sembrerebbe una citazione tratta da Hannibal e invece l’avrebbe pronunciata l’attore Armie Hammer a una delle sue vittime. Prima la star era conosciuta per film da Oscar come Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, ma da circa un anno è stata messa la parola fine sulla sua carriera di attore con un’accusa diretta di stupro, per cui fu indagato ma non accusato, e voci, da lui negate, di abusi e cannibalismo. Voci che sono state messe al centro di una docuserie in tre puntate su Discovery+: House of Hammer.
Nel primo episodio, la protagonista è l’imprenditrice di Dallas Courtney Vucekovich che sostiene di essere entrata in contatto con Hammer alla fine del 2019 su Instagram. Il loro primo incontro è avvenuto solo un anno dopo nell’estate del 2020. Ma lo scenario era il più lontano possibile da quello idilliaco del film Chiamami col tuo nome: da subito le loro interazioni si sono rivelate inquietanti. Un bigliettino con scritto «ti morderò a morte» e un primo incontro sessuale da trauma: due red flags che hanno portato Courtney Vucekovich a prendere le distanze dalla star di Hollywood. Eppure Armie Hammer non ha demorso. Ha rintracciato la posizione del telefono della donna e si è presentato di sua iniziativa da lei per chiedere perdono. L’imprenditrice aveva preferito pensare che fosse un gesto romantico, come rivela nella serie: «L’avevo interpretato come amore. Guardarlo ora mi far star male».
La realizzazione di House of Hammer, come rivela il Guardian, è stata effettuata in collaborazione con la zia dell’attore Casey Hammer, che ha raccontato diversi dettagli sulla storia ancestrale di famiglia. Infatti il documentario mostra come la rovina di Armie Hammer sia solo il frutto di un albero genealogico che scavando verso le radici fa emergere racconti sempre più inquietanti. Zia Casey racconta di quando nel 1920 il suo trisavolo, Julius Hammer, è stato condannato per omicidio colposo di primo grado dopo essere stato dichiarato colpevole per la morte della moglie di un diplomatico russo. E ancora: nel 1955 Julian Hammer, padre di Casey e figlio del noto uomo d’affari Arman, uccise un uomo nella sua casa di Los Angeles per un debito di gioco. Non solo: Julian è stato accusato proprio da sua figlia di abusi sessuali. La stessa Casey quindi ha lasciato intendere come gli scheletri di famiglia avrebbero spianato la strada al disordine emotivo e sessuale di cui è accusato oggi Armie Hammer.