Debutterà a giugno, a Parigi, durante la settimana di moda maschile.
Alessandro Michele possiede 35 edizioni di Alice nel paese delle meraviglie
Per il numero dell’ultima settimana di agosto del New York Magazine, Cathy Horyn ha realizzato una serie di belle interviste con alcuni dei designer più importanti dell’industria della moda, da Demna Gvasalia di Balenciaga – che ha detto di parlare sempre di moda con il suo analista – a Nicolas Ghesquière di Louis Vuitton, da Rick Owens ad Alessandro Michele. E proprio il direttore creativo di Gucci, lungo più conversazioni su WhatsApp e per mail, ha raccontato a Horyn come ha passato la sua quarantena (nel suo appartamento romano) e questa strana estate 2020 (nella sua tenuta in Umbria). Tra le altre cose, Michele ha detto alla giornalista di possedere ben 35 versioni del classico di Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie.
D’altra parte quello dell’infanzia è un tema da sempre centrale nella sua moda, basta pensare alla sfilata uomo dello scorso febbraio: «Mi piace che sia una specie di esperienza psichedelica della tua infanzia. Perché non sono veramente sicuro di cosa sia reale e cosa non lo sia. Dipende dalla tua prospettiva. La moda è un pezzo di questa enorme storia. Dico sempre che è qualcosa che sta nel mezzo. È come il buco in cui entra Alice». Michele ha anche riflettuto sul suo percorso da Gucci, iniziato nel 2015, e sugli “incidenti” che lo hanno costellato, come le accuse di appropriazione culturale che gli sono state mosse negli Stati Uniti: «È qualcosa che è successo perché ero ignorante. Non lo sapevo. Ma c’è sempre tempo per imparare e ho imparato molto. Mi sento davvero su un’altra terra dopo quell’episodio. Stiamo ricevendo così tanta energia e condividiamo così tanto con tutti. Meno male che è successo. Sappiamo più di quanto sapessimo prima». Ha anche parlato del suo percorso fino a questo momento: «Ho fatto tante cose belle. Mi sono davvero divertito. Mi sentivo come un ragazzino nel mezzo degli anni migliori sulla Terra», ha concluso.

Dopo i dazi di Trump, si sono moltiplicati sulla piattaforma i video di commercianti cinesi che invitano gli americani a scoprire cosa e come si produce in Cina. Un fenomeno interessante, che ha anche a che fare con il made in Italy.