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Il 25 aprile Lucky Red riporta al cinema Porco rosso di Hayao Miyazaki Con delle proiezioni speciali per celebrare la Festa della Liberazione.
Google sta sviluppando un’intelligenza artificiale per parlare con i delfini Se tutto andrà secondo i piani, DolphinGemma ci aiuterà finalmente a capire cosa dicono e a comunicare con loro.
La Royal Philarmonic Concert Orchestra farà due concerti in cui suonerà la colonna sonora di Metal Gear Nella più prestigiosa delle cornici, anche: la Royal Albert Hall.
È uscito un libro con tutte le fotografie scattate da Corinne Day sul set del Giardino delle vergini suicide Pubblicato da Mack, è un'aggiunta indispensabile al kit di sopravvivenza di tutte le sad girl del mondo.
Un gruppo di giovanissimi miliardari sta organizzando delle gare di spermatozoi Il pubblico potrà seguire tutto in diretta streaming e anche scommettere sullo spermatozoo vincitore.
Jonathan Anderson è il nuovo Direttore creativo di Dior Men Debutterà a giugno, a Parigi, durante la settimana di moda maschile.
«Non siamo mai stati così vicini alla scoperta della vita su un altro pianeta» Lo ha detto il professor Nikku Madhusudhan, responsabile della ricerca dell'Università di Cambridge che ha trovato molecole compatibili con la vita sull'esopianeta K2-18b.
La locandina di Eddington, il nuovo film di Ari Aster, è un’opera d’arte, letteralmente Il regista presenterà il film in anteprima mondiale al prossimo Festival di Cannes, in programma dal 13 al 24 maggio.

Le metallare del Botswana

In Leathered Skins, Unchained Hearts il fotografo Paul Shiakallis ha realizzato una serie di ritratti di donne Marok, una sorprendente sottocultura metal africana.

di Studio
23 Giugno 2017

Non è esattamente qualcosa che ci si immagina, ma sin dagli anni ’70, la scena metal in Botswana è stata seguita e prolifica, al punto da produrre la nascita di una sottocultura chiamata Marok. La serie Leathered Skins, Unchained Hearts, è il risultato di un lavoro del fotografo sudafricano Paul Shiakallis durato otto mesi: un racconto visivo della parte femminile – e spesso nascosta – di questa sottocultura.

Tra loro si chiamano “Queens”, ma devono scontrarsi coi pregiudizi di una società arretrata che le considera sataniste perché vestono nero. Come delle supereroine si trasformano dal giorno alla notte per fuggire dal ruolo previsto e imposto dalla struttura sociale del loro Paese. In queste foto colpisce soprattutto il contrasto tra il modo curato e specifico con cui le donne Marok costruiscono la loro immagine e gli interni, dimessi e quotidiani, dei loro appartamenti, nonché i paesaggi semi-rurali, che fanno da contrappunto ai ritratti e che in nessun modo fanno venire in mente un tipo di musica come l’heavy metal.

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