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«Non siamo mai stati così vicini alla scoperta della vita su un altro pianeta» Lo ha detto il professor Nikku Madhusudhan, responsabile della ricerca dell'Università di Cambridge che ha trovato molecole compatibili con la vita sull'esopianeta K2-18b.
La locandina di Eddington, il nuovo film di Ari Aster, è un’opera d’arte, letteralmente Il regista presenterà il film in anteprima mondiale al prossimo Festival di Cannes, in programma dal 13 al 24 maggio.

Paesaggi italiani

Un libro, che raccoglie foto scattate a Rimini tra l'85 e il 2000 dal fototogiornalista Pasquale Bove, ci racconta com'eravamo non tanto tempo fa.

15 Febbraio 2017

Nella metà degli anni Cinquanta, Robert Frank si imbarcò in un progetto ambizioso: per fotografare l’America e gli americani, viaggiò due anni in macchina con la sua famiglia e scattò circa trentamila fotografie. Il risultato fu The Americans, una ottantina di foto che rappresentano uno dei progetti più conosciuti e influenti della fotografia moderna (lo ricorda una mostra a Milano alla Fondazione FORMA fino al 19 febbraio). Tra l’82 e l’85, invece, Martin Parr fotografò le estati della working class britannica a New Brighton. Anche in questo caso venne fuori un ritratto collettivo in grado di raccontare un Paese, l’evoluzione dei costumi e dei consumi in un momento storico cruciale, che intitolò The Last Resort. All’incirca nello stesso periodo arrivava a compimento la ricerca di Luigi Ghirri sul paesaggio italiano che nel 1989 confluirà in una mostra diventata un famosissimo libro-catalogo con il titolo appunto di Paesaggio italiano. A differenza di Frank, ma anche di Parr, la fotografia di Ghirri è più metafisica e meno storica, gli spazi sono spesso disincarnati e fantasmatici, cosicché il territorio non è esattamente riferito a un’epoca o a un contesto, ma diventa un archetipo, o meglio tanti archetipi di paesaggi italiani.

Sono solo tre, tra tanti, possibili esempi. Diversi tra loro per stili e poetiche, hanno in comune l’ambizione di raccontare un luogo, fotografia dopo fotografia, con progetti ampi che continuano nel tempo e attraversano la ricerca antropologica e lo studio architettonico. Siamo abituati nella fotografia a distinguere il paesaggio dal ritratto. Ma grazie a progetti come questi sappiamo che ci sono paesaggi che hanno il valore di ritratti, così come ritratti che hanno valore di paesaggi e che le due parole possono avere un valore di intercambiabilità. Da un altro versante rispetto a quello dell’arte della fotografia ci dovrebbe essere il fotogiornalismo usa e getta. Spesso lavora sulle immagini con uno scopo funzionale, illustrativo, didascalico, non è interessato a utilizzare il linguaggio della bellezza, del sublime. Eppure abbiamo scoperto che in certi casi questo tipo di fotografia va oltre le sue intenzioni. Uno dei primi esempi a venire in mente sono le fotografie di Umberto Pizzi, che attraverso la documentazione brada della mondanità italiana anni Novanta per il Cafonal dagostiniano, partendo da paparazzo, ha trovato una voce che potrebbe essere definita artistica.

Ancora meno consapevolezza si legge negli autori delle foto selezionate nello splendido lavoro archivistico in divenire svolto da Lorenzo Cibrario per Spaghetti Disco (di cui abbiamo parlato su Studio). E in un modo simile, anche se con un solo autore, funziona il lavoro di ricerca e selezione svolto con Italy&Italy da Cesura (agenzia fotografica indipendente, che qualche anno fa aveva pubblicato un interessante progetto di found photography a Detroit). Luca Santese, che insieme ad Arianna Arcara, era uno dei due autori di quel lavoro, è adesso il curatore di questa selezione effettuata sul grande archivio del fotocronista Pasquale Bove, attivo a Rimini come collaboratore di diverse testate nazionali e locali, che si è tradotto in un libro, intitolato appunto Italy&Italy, una lunga sequenza di oltre trecento fotografie scattate tra il 1985 e il 2000.

Le vacanze, la politica, la criminalità, lo Stato, la famiglia, l’immigrazione, il divertimento: questi i temi che attraversano le immagini. E quindi: l’Italia raccontata da un angolo del suo territorio che però è in grado di racchiudere ogni cosa, come un aleph borgesiano. Si prova un senso di vertigine guardando queste foto per due motivi. Il primo è la sensazione contemporanea di vicinanza e distanza da quegli anni. Il secondo si ricava dalla constatazione che la ricerca d’archivio è diventata, e diventerà sempre più, una forma d’arte in grado di plasmare come una tecnica scultorea un materiale grezzo nato per altri scopi.

Dal 16 al 19 febbraio 2017 la galleria Gigantic ospiterà, negli spazi di Via Termopili 28, la mostra/installazione del progetto editoriale Italy&Italy con foto di Pasquale Bove, curato da Luca Santese ed edito da Cesura Publish. Giovedì 16 febbraio, dalle ore 19 a mezzanotte, vernissage e dj set.
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