Attualità
Le Stanze del Salone
Dal 12 al 17 aprile, ritorna il Salone del Mobile con moltissime iniziative, tra cui Stanze: 11 interpretazioni del futuro dell’abitare.


Il 2016 è «un anno speciale per Milano», come ha sottolineato il sindaco Giuliano Pisapia: solo pochi giorni prima che il Salone prenda il via, infatti, inaugura l’Esposizione Internazionale della Triennale, 21st Century. Design after Design, dopo vent’anni di assenza. Dal 2 aprile al 12 settembre, venti mostre si svolgeranno in dodici sedi diverse, dalla Triennale all’Hangar Bicocca, dal Campus Iulm al Mudec, passando per la La Fabbrica del Vapore, il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, fino alla Villa Reale di Monza. Riapertura straordinaria, inoltre, di due padiglioni di Expo 2015. Una manifestazione che si propone quindi di invadere e far rivivere dei suoi contenuti diffusi tutta la città, con un ricco programma di esibizioni, eventi, festival, concorsi e convegni, proprio sul modello della formula vincente del Salone del Mobile.
A cementare il legame con Triennale, perciò, inaugura sempre il 2 aprile la mostra Stanze. Altre filosofie dell’abitare, a cura di Beppe Finessi, ospitata dal Palazzo dell’arte di Milano. Fino al 12 settembre, i visitatori si muoveranno fra undici interpretazioni del futuro dell’abitare attraverso lo sguardo degli architetti Andrea Anastasio, Manolo De Giorgi, Duilio Forte, Marta Laudani e Marco Romanelli, Lazzarini Pickering Architetti, Francesco Librizzi, Alessandro Mendini, Fabio Novembre, Carlo Ratti Associati, Umberto Riva ed Elisabetta Terragni. Il focus è sull’architettura degli interni intesa come luogo privilegiato di indagine del quo- tidiano: dove, se non dentro le case, si svolge infatti gran parte della nostra vita? Lì ci riposiamo, mangiamo, dormiamo, siamo più vulnerabili: è compito di chi progetta l’interno delle abitazioni, quindi, pensare e ridefinire gli spazi e gli ambienti attraverso forme, colori e materiali che accompagneranno chi quegli spazi lì abiterà.
Il percorso di Stanze vuole perciò riportare l’attenzione su una disciplina e far fronte alla mancanza di un programmatico riconoscimento critico, in virtù anche del fatto che essa rappresenta per molti giovani progettisti la pratica professionale dove trovare primo ascolto. La mostra si articola di una prima parte introduttiva, dedicata al racconto delle opere dei grandi maestri di ieri che hanno praticato l’architettura degli interni, e di una serie di ambienti singoli progettati dagli undici autori selezionati. Dalla “prigione” con pareti in laminato di Alessandro Mendini, che si rifà a L’inconscio ottico di Rosalind Krauss (Mondadori Bruno, 2008), fino allo spazio di fruizione tecnologica progettato da Carlo Ratti Associati, che prende spunto dalle riflessioni di Byung-Chul Han elaborate Nello sciame.Visioni del digitale (Nottempo Edizioni, 2015); le stanze sono portavoci di un pensiero complesso e come tali vanno indagate e interpretate.