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La locandina di Eddington, il nuovo film di Ari Aster, è un’opera d’arte, letteralmente Il regista presenterà il film in anteprima mondiale al prossimo Festival di Cannes, in programma dal 13 al 24 maggio.

I romanesi

Meglio Roma, meglio Milano? Il dualismo storico è ritornato di grande attualità. Un dialogo a tre tra Camurri, Cappozzo e Mastrantonio.

di Aa.Vv.
06 Novembre 2015

Il declino di Roma, il momento d’oro di Milano sono reali o soltanto costruzioni mediatiche? O forse, come ha scritto Michele Masneri, messe insieme, Milano e Roma sono la grande città d’Italia? Dopo la rassegna sull’evoluzione degli ultimi quindici anni di pubblicistica sulle due città e la relativa percezione, abbiamo chiesto a Giorgio Cappozzo (autore tv romano), Edoardo Camurri (giornalista, scrittore e autore torinese, residente a Roma da anni) e Luca Mastrantonio (giornalista del Corriere della Sera, milanese ma con una lunga esperienza romana alle spalle) di raccontarci il loro punto di vista sulla questione.

The People Of Rome Hold Their Annual Celebrations On The Anniversary Of Its Founding

Tra le due meglio Barcellona. Meglio la terza via. Il Partito d’Azione, l’Uomo qualunque di Giannini. Penso che la condizione per poter votare tra Milano e Roma sia l’adesione anche solo morale a questa contrapposizione da Guerra fredda, bipolarismi possibili fra le due capitali: freddo/caldo, lavoro/ozio, parmigiano/pecorino, decoro/sfracello. In tempi in cui, se chiedi in giro, moltissimi vorrebbero andare in campagna o in Canada, difficile schierarsi. Anche perché, aggiungo, un po’ per motivi storici, un po’ per bailamme giornalistico, è ormai quasi impossibile scegliere una delle due metropoli senza considerare l’altra. Scegliere Roma implica escludere Milano, e viceversa. Quasi tutti i romani che vorrebbero vivere a Milano lo fanno in aperta polemica con la capitale. Non se ne esce da questo rapporto incestuoso tenuto insieme dal frecciarossa. Meglio Barcellona, dài.

(Giorgio Cappozzo)

Meglio non essere nati, per dirla con i greci. Ma visto che siamo già in questo porco mondo, e non possiamo sbarazzarcene così facilmente, meglio allora Roma, senza dubbio. Meglio stare alla fine del piano inclinato, che in cima, con pretese cinetiche e illusioni rotolanti; tanto poi si finisce sempre a Roma, visto che tutte le strade portano lì, in basso, glu glu, nella amata suburra. Roma è una scelta filosofica: Roma sta al di là del velo di Maya, dove si producono illusioni (cinema, Vaticano, televisioni, potere) senza credervi. Milano sta invece in quella grande Brianza dello spirito che è il mondo-Maya. Il milanese lo conquisti con una stretta di mano. Il romano con una battuta cattiva. Aveva ragione come sempre Joyce: Roma assomiglia a un uomo che si mantiene mostrando ai viaggiatori il cadavere di sua nonna. Dove i viaggiatori sono però i milanesi.

(Edoardo Camurri)

Arrivato a Roma a 18 anni, rimpiangevo Milano. La nebbia, che in realtà non c’era più, le amicizie più bilaterali, la scapigliatura pettinata dei milanesi, le tipe che se la tirano… ecco, forse loro no. La malinconia infatti è durata qualche mese. Tornato a Milano, a 33 anni, rimpiangevo Roma. L’aria dolce, l’auto-assoluzione facile, le uscite di gruppo. La malinconia è durata qualche anno. Ora sono felice qui, a Milano, perché come ha detto il romanissimo Errico Buonanno davanti a una salamella di un baldacchino davanti alla Triennale (era food track?): «Milano oggi è come la Roma degli anni zero» (le royalties sono di Cristiano de Majo però).

(Luca Mastrantonio)

Around Milan

Roma è un disastro. L’altro giorno un motorino ha investito mia figlia sulle strisce pedonali (non si è fatta niente). Si era creato un capannello intorno alla mia nanerottola (stava benissimo) che era identico a quello gaddiano dell’inizio del Pasticciaccio, sedani dalle buste della spesa, un gran vociare, cani, un carrozziere tutto paonazzo felice come una Pasqua della tragedia, un rione eccitato che chiedeva e chiedeva, i vigili e l’investitore fuori di sé che, come Erodoto a proposito di Elena, diceva che mia figlia (che sarebbe stata bene se non avesse avuto tutti quei nasi puntati contro) se l’era cercata, sbucandogli improvvisamente, da una macchina che invece si era fermata come doveva. Il disastro di Roma è una grande macchina narrativa. Basta non finirci sotto.

(Edoardo Camurri)

Mentre in passato ho assistito al “peggioramento di Milano” (Tangentopoli, la fine degli Ottanta, il berlusconismo rapace, la Lega cafona), nei miei primi quarant’anni, da romano, non ho mai sentito espressioni come «Roma sta migliorando». Sotto Rutelli e sotto Veltroni qualcuno provò a usare espressioni azzardate come rinascimento, risveglio, ficata. Il mantra era: «C’è più cultura». Un effetto ottico. Tra festival e gigioneggiamenti, inaugurazioni e idee parigine, tutt’intorno si svendeva e speculava come non mai. Alla fine quello conta, chi comanda. Per cui sì, Milano sta migliorando e la capitale può solo peggiorare. L’unico rischio da non correre è curare il destino dell’una con la terapia dell’altra. Per esempio dopo lo spic&span contro i graffiti anti-Expo, ad alcuni romani (anche celebri, come Alessandro Gassman) è venuto un rigurgito civico e si sono messi a spugnettare i sampietrini. Non chiedetemi perché, ma semplicemente non funziona.

(Giorgio Cappozzo)

Direi che Milano ha cercato e cerca di contrastare il declino italiano degli ultimi anni. Roma ha cercato e cerca di offrire uno specchio fedele di questo declino. Non so se ce ne stiamo allontanando o no. Io ho avuto la fortuna di vivere Roma alla vigilia e nel decennio successivo al Giubileo. La città ha cambiato faccia, letteralmente. E c’era fermento, non solo quello delle birre artigianali. Nuove case editrici, quartiere riqualificati, festival. Tutto sembrava necessario e possibile. Poi, il buco nero. Roma, senza politica e i soldi che la politica portava, zoppica. Milano pre e dopo Exo, sul durante non mi pronuncio che le due squadre di apocalittici e integrati sono al gran completo, ha dato segni di ripresa. È tornata la febbre della verticalità e la città sta interpretando la nuova economia della condivisione.

(Luca Mastrantonio)

Madonna della Fiumarola Religious Procession

Io a Milano ci ho vissuto quasi. Quasi perché, lavorando a via Mecenate (a poca distanza dall’aeroporto di Linate) e dormendo dalle parti di via Padova, l’unico tratto urbano che percorrevo quotidianamente era quello della tangenziale. Al centro storico ci andavo da turista, con la cartina tra le mani, per poche ore, il lunedì mattina. Ai miei amici romani, senza sottilizzare, dicevo di vivere a Milano, ma in realtà non oltrepassavo i bordi di una città che, appena fuori, è già altro. Un territorio fatto di capannoni, palazzi dismessi, uffici e una sola pizzeria nell’arco di chilometri. Quindi sì, ci andrei a vivere perché non ci ho mai veramente vissuto e anche ora che ne scrivo si rinnova la curiosità per una città di cui tutti dicono un gran bene. Però vivrei anche a Roma che sebbene sia la mia residenza da sempre, preso come sono da tutte le cose a cui devo pensare – lavoro, famiglia, brevi perdite di memoria -, non sono ancora riuscito a viverla appieno. E anche di lei qualcuno dice un gran bene.

(Giorgio Cappozzo)

Vivo a Roma come un milanese. Per convenienza lavorativa, perché tutto sommato sono più uno da mondo-Maya. I primi tempi a Roma, anche se c’era il sole ed era estate, tornavo a casa con un novembre dentro perché anche solo andare a comprare una michetta significava morire sotto le arguzie del panettiere e io, torinese timidissimo (Berardinelli un giorno mi disse che ho la stessa camminata goffa di Calvino), mi sentivo come un coleottero infilzato nel suo pigìdi (per dire, forse alla milanese, il didietro dell’insetto). Poi ho capito che dovevo rispondere a tono e mi si è aperto così un mondo di intelligenza e insieme di pietà e di crudeltà inavvicinabili.  Vivrei a Milano ma, per un po’ di pratica psicoterapeutica, Roma è fantastica.

(Edoardo Camurri)

Tornerei a Roma, sì. Perché lì ho parenti, amici e affetti, amori, rancori, tanti progetti interrotti, il mio ristorante messicano preferito, la vespa, le scappate ad Ostia, mille bar preferiti… e poi oggi i milanesi hanno mercato a Roma. No? Vorrei fare il commissario del Pigneto e mettere il coprifuoco. Dopo il tramonto, niente hipster. Solo milf! Rimpiangerei Milano, sicuro. La malinconia, però, durerebbe un po’ più di prima credo.

(Luca Mastrantonio)

Fotografie di Vittorio Zunino Celotto (Milano) e Giorgio Cosulich (Roma) per Getty Images.
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