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22:21 martedì 29 aprile 2025
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.
Microsoft ha annunciato che dal 5 maggio Skype “chiude” definitivamente L'app non sarà più disponibile, chi ancora si ricorda le credenziali potrà usarle per accedere a Teams.
Alexander Payne sarà il presidente della giuria alla prossima Mostra del cinema di Venezia Il regista torna sul Lido dopo un'assenza di otto anni: l'ultima volta ci era stato per presentare il suo film Downsizing.
I fratelli Gallagher si sono esibiti insieme per la prima volta dopo 16 anni In un circolo operaio a Londra.

Woody, prendi i soldi e scappa

28 Luglio 2011

Roma, esterno giorno: una troupe internazionale e isterica sequestra piazza Madonna dei Monti, con salsiccioni d’elio nuvoloso galleggianti in un cielo quasi-lombardo, a coprire il sole e anticipare le nuvole vere. Il vigile, calmo: “ce sta Vudi Allen”.

Nel bar della sora Silvana, rifugio d’intellettuali Tq e non solo, si ristora gonfio Alec Baldwin, poi finalmente arriva lui, l’ex geniale regista, manica di camicia e pantaloni kaki, calzettoni, cappello floscio, e pochi centimetri di pelle scoperta. Come se temesse contagi o zanzare. Un’aria da travet, da dopolavoro, gli manca la tracollina di nylon col nome dell’agenzia viaggi. Divisa indossata anche per una incresciosa ascesa al Quirinale: è il Protocollo che non vigila, o siamo ancora al complesso coloniale, seppur con l’America molto più in default di noi? (mentre Napolitano non ha avuto la prontezza di scamiciarsi a sua volta, magari con una battuta di bello spirito italiano). Pare ormai vittima non si sa quanto consapevole della sindrome pro-loco: si va dove ci invitano, la Spagna poi Londra poi Parigi e adesso Roma: si fan lavorare le migliori troupe estere e si coinvolgono gli scamarci locali per le coproduzioni assicurate: magari prenotando il posto un anno prima, come un tempo la pensione a Bellaria o Igea Marina; e speriamo che il clima sia buono come l’anno scorso, come siamo stati bene e come si è mangiato bene.

Però non è bello, diciamolo, almeno per chi ricorda i fasti del passato. Ma qui, mentre già si starà studiando il soundtrack d’operetta o jazzistico a accompagnare la commedia dolceamara freudiana o dostoevskiana con molto voice over, sempre intelligentissima e graffiante, e mentre si staranno sfogliando i dépliant d’agenzia turistica per il set dell’estate prossima (magari approfittando di un’Atene convenientissima last minute) si sottovaluta il notissimo e verificato effetto-marziano, quello dell’abusata pièce teatrale di Ennio Flaiano Un marziano a Roma (1954) in cui l’extraterrestre Kunt atterrava a Villa Borghese e per un po’ era vezzeggiato dall’entusiasmo dei romani, che come si sa è mutevole; poi trascinato nella Dolce Vita e in breve normalizzato e dimenticato (“a Marzià, spostate, che ce sta ‘a Ekberg”). Così, ecco oggi ogni sera l’ex geniale regista fotografato in tutte le migliori e peggiori trattorie romane, sempre con la stessa espressione aliena e attonita: in compagnia di osti via via meno entusiasti. E concerti di clarinetto almeno bisettimanali in tutti i ristoranti giusti del centro (sempre “a sorpresa”, in realtà ormai quasi prenotabili su Internet); e si odono già conversazioni a Fregene o a Capocotta: “stasera er clarinetto anche no, da Gusto negativo, ce sta Vudi co ‘a coreana”. E i party in tutti i salotti del generone, anche quelli meno ambiti e non ancora partiti per Formentera o Ponza o Cortina, dove peraltro dice che fa freddissimo.

Ormai anche il Messaggero lo mette tra le brevi, dopo i titoli delle settimane scorse (“Woody Allen gira il primo ciak a Ostia”; “Woody Allen a via del Corso”; “Woody Allen beve a una fontanella”; “Woody Allen mangia il prosciutto”: con conseguente immaginabile commento standard romano, forse incluso e previsto nell’accordo con le film commission preposte). Roma è già stufa, era abituata ad altre performance da Hollywood sul Tevere d’epoca: risse alcoliche, furti di gioielli, suicidi veri e finti nei grand hotel di via Veneto. Altri tempi, altra promozione: molto meglio, oggi, le gang scatenate che gambizzano, queste sì cinematograficamente, nella città quasi deserta. A Vudi, spostate, che ce sta Tomas Milian.

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