Hype ↓

Derby d’Italia

Sabato torna, ancora una volta, la sfida tra Inter e Juventus, una rivalità insanabile, profonda ed eterna. Elogio del tifo contro.

28 Marzo 2013

Juventus-Inter non finisce mai. Vuoi la rivalità? Eccola. Strizzata, spremuta, condensata. Più di ogni altra cosa: non regge Juventus-Milan, non regge Inter-Milan, non regge Juventus-Torino. Qui c’è la storia del pallone e il suo significato, qualcosa che coinvolge due squadre e però contemporaneamente tutti. È stato sempre così, solo che il 2006 ha aumentato l’antagonismo, ha generalizzato l’odio pallonaro: Calciopoli è il pentolone in cui le carte bollate dell’inchiesta pallonara si mescolano ai gol di Boninsegna, Rossi, Platini, Rummenigge, Matthaus, Ibrahimovic, Del Piero. Ci sono i rigori dati e non dati, ci sono i fuorigioco fischiati e no, ci sono chilometriche dichiarazioni di odio reciproco. C’è tutto e ci siamo noi. Perché viviamo dentro un perenne Juventus-Inter: è passato dal campo ai tribunali, dalla magia del pallone alla palude giuridico-amministrativa da azzeccagarbugli. È tornato a casa, però. Eccoci. «Trenta sul campo» sulla maglia della Juventus richiama le polemiche giudiziarie, ma ridà fiato alla rivalità che gonfia il calcio italiano. Dicono che sia un campionato mediocre, questo. Sarà, però intanto ci prendiamo Juventus-Inter, un meta-derby che diventa un ultra-derby. Di più, appunto. È la normalità della rivalità: non serve sapere chi abbia ragione e chi torto. Qui si registra la ritrovata abitudine di sentirsi nemici. Il piacere di detestare e di essere detestato. Il calcio è questo, anche se molti lo vorrebbero pieno di giocatori che dicono all’arbitro «no, non darmi il rigore, perché non c’è fallo».

Ecco, quella è un’altra cosa: è la proiezione buonista, irreale e noiosa del pallone. È l’illusione, anche un po’ soporifera, di uno sport che pensi al «vinca il migliore». Ma perché? Inter-Juventus senza polemiche è un’amichevole, oppure una partita alla playstation. Se vuoi qualcosa di vero, devi prenderti il codazzo di sano livore che si trascina durante e dopo una partita di calcio normale. L’arbitro da accusare è parte del gioco, se sbaglia da una parte e dall’altra meglio: le polemiche saranno di più.

Senza antagonismo non esiste divertimento. «Trenta sul campo» e «Mai stati in B» sono le bandiere di un ideale, oltre che di una squadra. Sono gli slogan di una fede: io ci credo, quindi sono.

Inter-Juventus è la sintesi di ogni partita: non finisce mai perché va oltre il giorno in cui si gioca. Il secondo risultato che aspetta uno juventino nel week-end è quello dell’Inter. E così il contrario. È la bellezza del tifo contro, goduria identica e opposta del tifo a favore. Perché è questo il bello: volere la sconfitta dell’avversario, sempre. I catastrofisti dello sport contemporaneo dicono sempre che così prima o poi si finirà male. Ma perché? Chi lo dice? Non c’è stato un solo Juventus-Inter di questi anni in cui qualcuno abbia avuto paura per se stesso. Un semplice, forte, deciso, banale odio calcistico. La normalità dello sport che è fatto di voglia di vincere, non di voglia di partecipare. Senza antagonismo non esiste divertimento. «Trenta sul campo» e «Mai stati in B» sono le bandiere di un ideale, oltre che di una squadra. Sono gli slogan di una fede: io ci credo, quindi sono. E questa è la forza del pallone: creare una comunità nella quale io e te che tifiamo per la stessa squadra siamo fratelli. Le polemiche, gli sfottò, le società che si beccano, i giocatori che per una settimana si caricano alimentano la passione, non il contrario. Non è corretto, magari. Ma è giusto. È il mondo. È il calcio. Dispiace per chi la pensa diversamente, però se si ama il pallone bisogna amare anche la rivalità. È la base: subito dopo la gioia per la propria vittoria, viene quella per la sconfitta del mio nemico. Non è un’esclusiva italiana, non preoccupiamoci. Vale per Real Madrid-Barcellona, vale per Manchester United-Liverpool. Non siamo peggiori. Né migliori. Il calcio è calcio, la rivalità è rivalità. Bella, umana, viva. Chi sta fuori da Juventus-Inter può soltanto invidiare.

Immagine: Inter – Juventus del 2002, di Grazia Neri / Getty Images


Articoli Suggeriti
Dialogo sulla famiglia omosessuale

Una conversazione libera tra due Millennial su matrimonio gay, diritti acquisiti e diritti da conquistare, vite da privilegiati e vittimismo social, militanze vecchie e nuove e prospettive per il futuro.

Un nuovo modo di odiare Milano

Sarà la crisi abitativa, saranno i tagli al trasporto pubblico, saranno gli strascichi dei primi mesi della pandemia, ma qualcosa è cambiato nel modo in cui la città percepisce se stessa.

Leggi anche ↓
Dialogo sulla famiglia omosessuale

Una conversazione libera tra due Millennial su matrimonio gay, diritti acquisiti e diritti da conquistare, vite da privilegiati e vittimismo social, militanze vecchie e nuove e prospettive per il futuro.

Un nuovo modo di odiare Milano

Sarà la crisi abitativa, saranno i tagli al trasporto pubblico, saranno gli strascichi dei primi mesi della pandemia, ma qualcosa è cambiato nel modo in cui la città percepisce se stessa.

Non sarebbe meglio dimenticare il nostro passato sui social?

Il caso dei tweet di Elly Schlein è solo l'ultimo di una lunga serie in cui una persona diventata famosa viene giudicata per vecchie cose scritte sui social. Ma siamo sicuri che sia giusto?

Calenda: Endgame

Dopo il pessimo risultato alle elezioni regionali in Lazio e Lombardia, l'ascesa del leader di Azione sembra essersi bruscamente interrotta, tra candidature incomprensibili e sfuriate contro gli elettori.

di Studio
Tre giovani business che vogliono cambiare le regole, dal vivo, con Studio e Apple

Nello store Apple di piazza Liberty a Milano, nei primi tre giovedì di marzo Rivista Studio racconterà i protagonisti di tre realtà imprenditoriali che hanno innovato i propri ambiti.

Da Penguin Random House si stanno dimettendo tutti i dirigenti