Cultura | Letteratura
La controversa storia della musa segreta di Cormac McCarthy
L'edizione americana di Vanity Fair ha raccontato per la prima volta la versione di Augusta Britt, che ha conosciuto lo scrittore quando lui aveva 42 anni e lei 16, e gli è rimasta legata per tutta la vita senza apparire mai.

Dopo le rivelazioni della figlia di Alice Munro sugli abusi perpetrati dal suo patrigno e sempre taciuti dalla madre (ne avevamo parlato qui), il mondo letterario è alle prese con una nuova rivelazione su un famoso scrittore morto. Si tratta di Cormac McCarthy, uno dei più grandi di sempre, ma anche uno dei più elusivi di sempre: pochissime interviste o apparizioni (la più famosa quella con Oprah Winfrey), poche informazioni sulla sua vita privata. Morto nel 2023, la sua ultima opera è il dittico The Passenger e Stella Maris (come gli altri suoi libri, entrambi pubblicati in Italia da Einaudi).
Ieri però l’edizione americana di Vanity Fair ha anticipato l’uscita della sua “Hollywood Issue” con un pezzo esplosivo intitolato “Cormac McCarthy’s Secret Muse Breaks Her Silence After Half a Century”. L’autore è Vincenzo Barney, un giornalista freelance poco conosciuto. Nell’aprile del 2023, dopo aver postato su Substack una recensione di The Passenger, Barney riceve un commento, le cui prime righe suonano all’incirca così: «Santa Fe ha ucciso il Cormac che conoscevo. Ha ottenuto fama, ricchezza e amici superficiali e altolocati. Ha voltato le spalle ai suoi vecchi amici, come Jimmy Long (J-Bone) e Billy Kidwell. Lasciati morire, dimenticati e soli». Seguono altre righe in cui l’autrice del commento descrive come l’ambiente del Santa Fe Institute (famoso centro interdisciplinare di ricerca frequentato da McCarthy nell’ultimo periodo della sua vita) abbia corrotto lo scrittore e distrutto la sua vena creativa.
L’autrice del commento si chiama Augusta Britt e ha una storia da raccontare, una storia inaudita che inizia nel 1976, quando lei aveva sedici anni. Barney la raccoglie approfondendo la conoscenza della donna, che oggi ha 64 anni e vive a Tucson, dove la sua occupazione principale sembrano essere i cavalli Jake e Scout.
Questa storia inizia ai bordi di una piscina di un motel vicino Tucson, il Desert Inn, in uno scenario che ci sembra di aver visto in Non è un paese per vecchi. La ragazza sedicenne, che all’epoca vive in una casa famiglia e con un’infanzia difficile che non viene raccontata nei dettagli, frequenta quel luogo per fare la doccia. Vede quell’uomo, anche lui in piscina e gli sembra una faccia conosciuta. Poi capisce, è l’uomo nella foto del libro che sta leggendo, Il guardiano del frutteto, esordio dello scrittore, datato 1965.
Nel 1976, anno di quell’incontro, McCarthy ha 42 anni, non è ancora uno scrittore famoso e non è messo benissimo da un punto di vista finanziario (la svolta arriverà nell’81, con il MacArthur grant). La differenza tra i due è di 26 anni, ma lo scrittore, nel racconto di Augusta, si invaghisce completamente di quella ragazzina, che solo tempo dopo scoprirà che l’uomo è sposato e ha un figlio della sua età. I due restano in contatto e nel 1977 lui la invita a seguirlo in Messico in un viaggio che costituirà la base delle ricerche per il suo capolavoro, Meridiano di sangue.
Da qui a quel commento di Augusta alla recensione di uno sconosciuto su Substack (che, a quanto racconta la donna, lo stesso McCarthy commentò al telefono con lei dicendo: «Beh, hai proprio detto tutto eh?»), scorrono quasi 50 anni di relazione continua ma segreta, durante i quali lo scrittore, oltre a diventare un dio letterario, si sposa altre due volte e ha un secondo figlio (nel 1998); anni di incontri, lettere, telefonate e di ben due proposte di matrimonio indirizzate da lui ad Augusta, che però le rifiuta (il dialogo della sua seconda proposta, dice lei, è recitato esattamente da Michael Fassbender a Penélope Cruz in The Counselor).
Il motivo di questi rifiuti addotto dalla donna non è chiarissimo ma sembra legato per un pezzo al rito cattolico, che lui non voleva seguire, per un altro all’uso che lui faceva di lei nei suoi libri. Il pezzo di Barney è infatti ricchissimo di riferimenti a personaggi femminili dei libri di McCarthy che corrispondono quasi esattamente ad Augusta e a cose a lei successe. «Ho sempre letto i libri di Cormac per scoprire cosa facevo», dice a un certo punto a Barney, ripetendo più volte che ritrovarsi nei personaggi di McCarthy l’ha portata più volte alla depressione.
Il pezzo è lunghissimo, pieno di interpretazioni (tra cui quella secondo cui McCarthy rispecchiava la sua infanzia violenta in quella di Augusta) e impossibile da riassumere nella sua interezza, ma sui social è stato subito attaccato, soprattutto per ragioni formali. La scrittura non all’altezza della storia, secondo alcuni. L’inaccuratezza di alcuni dati (anni che non corrispondono, un’indagine dell’Fbi che non si trova) e quindi un fact checking carente da parte del magazine, secondo altri. I buchi in quella che potremmo definire la “trama” di questa relazione per altri ancora. Mancano all’appello, invece, le indignazioni sull’età dei due di quando ci fu il primo incontro. In altri tempi non troppo lontani, McCarthy sarebbe stato crocefisso e cancellato, così come successo ad altri. Ma, appunto, nel 2024 il MeToo è più che altro un ricordo, o forse, come dimostrato già dal caso Alice Munro, il mondo letterario è meno manettaro di quello dello spettacolo.
Resta, quella di Augusta Britt, una storia straordinaria, controversa certo, lolitesca anche, tossica forse, ma di grande interesse per chi voglia leggere del travaso continuo tra vita e letteratura nelle storie dei grandi scrittori.