Lucky Red, distributore italiano del film, ha deciso di riportarlo in sala in occasione della Festa della Liberazione.
The Book of Elsewhere, lo stranissimo esordio letterario di Keanu Reeves
Fantascienza new weird, immortalità, psicanalisi e meme: nel primo romanzo dell'attore, in coppia con China Miéville, c'è tutto quello che ci si aspetta da un personaggio come lui.

Non poteva essere più rossa di così la pillola che ha scelto Keanu Reeves per il suo esordio letterario, se masticate la narrativa di fantascienza e i suoi quadranti più weird avete trovato il libro che vi accompagnerà fino a settembre. È uscito martedì 23 luglio (e uscirà nel 2025 in Italia per minimum fax che ne acquisito i diritti di traduzione), The Book of Elsewhere, romanzo che amplia l’universo narrativo creato da Reeves con il comic BRZRKR (edito in Italia da Panini) che, pubblicato a partire dal 2021, narra le iper violente gesta di un guerriero millenario immortale che vuole una cosa sola, morire. Per farlo, dopo aver attraversato le epoche e conosciuto le menti e le guerre del passato vagando per la Terra, il protagonista di BRZRKR noto solo con il nome di B o di Unute e disegnato con le fattezze di Reeves sceglie la nostra epoca e gli Stati Uniti per combattere quella che spera sia la sua ultima corvée. E quindi B, che alla violenza è obbligato per maledizione, ormai alla veneranda età di 80mila anni si mette al servizio dell’esercito americano per risolvergli gli affari più sporchi, in cambio vuole solo una cosa: la verità sulla sua vita, la chiave del suo passato e il metodo per diventare finalmente polvere.
Sindrome del vampiro e mito del guerriero berserker, capisaldi della letteratura fantasy e sci-fi fin dalle origini del genere, vanno a sciogliersi dentro l’autorialità di Reeves che di questo archetipo narrativo sceglie di pompare al massimo quell’ultra malinconia che caratterizza tutti i personaggi che portano la maledizione dell’immortalità e che delineano un canone millenario, dall’ebreo errante all’ultimo arrivato Cooper Howard, “il ghoul” della serie televisiva Fallout.
Il libro che nasce dal fumetto evolve quindi nel saggio per far gocciolare il senso del tempo e per sottolineare costantemente una domanda, cosa significa essere umani? Fino a qui si naviga a vista, se non fosse che alla domanda cardine di mezzo secolo di immaginario sci-fi nipponico (Akira, Ghost in The Shell, ma pure Attack on Titan) risponde niente meno che China Miéville, l’autore inglese massima istituzione della letteratura mondiale di fantascienza new weird, fondatore di una nicchia letteraria dove le direttrici della critica radicale alla società, alimentate da marxismo e dialettica tra conscio e inconscio, disegnano mondi fantasy distopici, ibridando i generi, rompendo le convenzioni letterarie, con l’obiettivo di iniettare nel lettore shock culturali attraverso cattedrali linguistiche dove si può sentire il riverbero di quella aesthetic che nel suo ultimo libro Mark Fisher definiva come non sintetizzabile nell’idea che ricaviamo piacere da ciò che ci spaventa ma, piuttosto, legata all’attrazione per l’esterno, per ciò che sta al di là della percezione, della conoscenza e dell’esperienza comune.

Non siamo davanti a un’operazione di marketing (Miéville non avrebbe mai accettato) ma piuttosto ad un esempio, non se ne vedono molti, di un’opera di narrativa che nasce nel mainstream per schiantarsi nella letteratura. Non un’opera a quattro mani, Reeves ha consegnato a Mieville il suo bambino e Mieville lo ha portato verso il fondo dell’immaginazione mixando erudizione storica, camei (Freud che cerca di curare B dalla sua malinconia, l’incontro con Marx e Samuel Beckett) e, come nella più delle tradizionali maniere new weird, con una pletora di fatti e riferimenti arcani e bizzarri al massimo grado, tra gliptodonti (una sorta di marmotta tartaruga-gigante) nella Borgogna del Pleistocene, un magico e immortale maiale-cervo che da la caccia a B e l’immancabile comparsa della melma primordiale, il brodo atavico caro anche alla riflessioni della biologa militare protagonista di Annientamento, il primo romanzo della Trilogia dell’Area X di Jeff VanderMeer l’eminenza, più che grigia ultravioletta, della fantascienza mondiale.
Di sicuro interessante e squisitamente multi-metanarrativo, come vuole il canone new weird, è la nota al libro lasciata da un critico di Booklist, rimasto «sia incantato che sconcertato» nell’ipotizzare che la narrazione potrebbe essere un meta-commento su «alcuni dei popolari meme di Reeves su internet». Tra questi, Sad Keanu, in cui Reeves dall’aria triste mangia un panino da solo su una panchina del parco con tanto di piccione; Conspiracy Keanu, dove l’espressione spaventata di un giovanissimo Reeves, tratta da una scena del film Bill & Ted’s Excellent Adventure del 1989, viene abbinata a domande di stampo complottista e pseudo-filosofico; e, per finire in bellezza, Immortal Keanu, il meme che ritrae l’attore, nato a Beirut e cresciuto a Toronto, come “immortale” per via della sua somiglianza con figure storiche come Carlo Magno e Paul Mounet, e per il fatto che non mostra i segni del tempo sul suo viso.
Secondo questa idea, decisamente aderente alla realtà (e questo spiega lo sconcerto epifanico del critico), il libro sarebbe un modo per sciogliere il nodo che avvolge mito e realtà, uomo e icona, e forse a volte stritola Reeves, volto di un’estetica generazionale che ha riscoperto e reinventato il cyberpunk per poi perderlo alla scadere del primo decennio del Duemila, ambasciatore di una violenza pulp e messianica da milioni e milioni di dollari, modello di stile ma soprattutto di sobrietà, la merce più rara di Hollywood.
Nell’intervista pre release del romanzo uscita sul New York Times, Miéville e Reeves hanno dichiarato che il loro intento con quest’opera è di rivoluzionare il canone weird ma con genuina semplicità, nell’unico modo che gli riesce, giocando con le leve narrative di cui sono innamorati. Da Neo non potevamo che aspettarci questo.

Subito dopo la vittoria dell'Akatugawa Prize, il Premio Strega giapponese, la giovane autrice Rie Qudan ha detto di essersi fatta aiutare dall'AI per scrivere il romanzo. E di essersi trovata benissimo.