Lucky Red, distributore italiano del film, ha deciso di riportarlo in sala in occasione della Festa della Liberazione.
La docuserie sul caso Yara, realizzata dagli stessi autori di SanPa, uscirà il 16 luglio
Il caso Yara è uno dei più complicati, delicati e terribili casi italiani. È difficile immaginare un documentario che possa trattarlo nel modo giusto. È molto rassicurante, quindi, apprendere che gli autori della docuserie Il Caso Yara: Oltre Ogni Ragionevole Dubbio, disponibile su Netflix a partire dal 16 luglio, siano gli stessi del bellissimo documentario SanPa (noi ne avevamo parlato qui): Carlo G. Gabardini, Elena Grillone e Gianluca Neri.
Frutto di sette anni di lavoro, la docuserie percorre in cinque episodi la tragica vicenda di Yara Gambirasio, scomparsa a soli 13 anni una sera del novembre 2010 a Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, mentre percorre i 700 metri che separano casa sua dalla palestra in cui pratica ginnastica ritmica. La serie ricostruisce l’indagine sulla scomparsa della ragazza, che culmina con l’arresto di Massimo Bossetti, unico imputato e accusato di omicidio pluriaggravato, condannato in primo grado alla pena massima, cioè l’ergastolo, nel 2018. Il lungo processo investigativo e giudiziario rivela la verità riguardo ad alcuni legami familiari della famiglia Bossetti, mettendo in luce dettagli intricati e spesso controversi sull’investigazione. Attraverso testimonianze, ricostruzioni, interviste esclusive (compresa quella allo stesso Bossetti e alla moglie Marita) e materiali inediti si esplorano gli eventi legati al caso, le accuse di depistaggio e i sospetti sui metodi investigativi.
Per la realizzazione della docuserie è stato attuato uno studio rigoroso e approfondito di tutti i 60 faldoni (60.000 pagine, oltre a centinaia di gigabyte di immagini, audio e video) dei documenti che compongono l’inchiesta. Un totale di migliaia di ore di materiale video visionato, che è stato poi sintetizzato in 118 minuti complessivi di reperti, recuperati da venti archivi diversi e integrati come parte fondamentale del racconto.

Subito dopo la vittoria dell'Akatugawa Prize, il Premio Strega giapponese, la giovane autrice Rie Qudan ha detto di essersi fatta aiutare dall'AI per scrivere il romanzo. E di essersi trovata benissimo.