Lucky Red, distributore italiano del film, ha deciso di riportarlo in sala in occasione della Festa della Liberazione.
La resistenza degli ulivi palestinesi
Il libro Anchors In The Landscape di Adam Broomberg e Rafael Gonzalez, edito da MACK, è un viaggio tra ciò che rimane degli ulivi centenari e millenari nei territori occupati.

L’ulivo è più di un albero, per l’identità palestinese. È un totem culturale, oltre che una fondamentale fonte di resilienza economica per un territorio che, dal 1967, è sotto l’occupazione israeliana. Sono più di centomila le famiglie palestinesi che dipendono economicamente da questi alberi, che in molti casi sono antichi di secoli, e non solo di anni. Essendo così importanti, sono purtroppo anche vittime della brutalità dell’occupazione: si stima che, dal 1967, circa 800 mila ulivi siano stati distrutti dalle forze israeliane e dai coloni. Il libro Anchors In The Landscape è il risultato di viaggio fatto nel corso di diciotto mesi dai fotografi Adam Broomberg e Rafael Gonzalez nei Territori occupati di Palestina, con cui ci si riferisce alla Cisgiordania, Gerusalemme Est inclusa, e la Striscia di Gaza.

Ancore nel paesaggio, dice il titolo: alcuni di questi alberi hanno migliaia di anni, e sono cresciuti in quella terra, quindi, da prima ancora che nascesse l’impero ottomano, per dirne una. Impressionante, pensarci, e immaginarli come testimoni di tutta questa quantità di storia. Testimoni non come le chiese, le moschee, i palazzi e i muri, però: testimoni vivi, con radici che si sono nutrite – e si nutrono ancora ora – del sottosuolo di quella terra, di quell’ossigeno e di quella pioggia. Le fotografie sono in bianco e nero, al centro dell’immagine c’è l’albero, sullo sfondo dipende: a volte un palazzo, a volte una moschea, a volte il profilo brullo e arso di una collina, talvolta la compagnia di altri ulivi. Il libro è uscito per l’editore inglese MACK a maggio 2024, tempismo – tragicamente – perfetto in un anno in cui l’offensiva israeliana a Gaza si è fatta sempre più violenta, causando – mentre scriviamo queste righe – circa 35 mila morti, interi quartieri rasi al suolo, e quasi 80 mila feriti.
Durante la cosiddetta guerra di Gaza, iniziata – lo diciamo per tracciare dei confini convenzionali e storiografici – con la strage del 7 ottobre compiuta da Hamas e proseguita, dal giorno dopo, con la ritorsione israeliana e poi l’invasione di Gaza, sono stati commessi diversi crimini di guerra. Diversi esperti della Corte penale internazionale e delle Nazioni Unite hanno citato la strage di Hamas e poi l’evacuazione forzata della popolazione di Gaza nord, l’assedio completo della Striscia in cui sono stati tagliati acqua, elettricità, cibo e carburante. Intanto, la violenza continua anche in Cisgiordania: solo nel mese di aprile i villaggi di al-Mughayyir, Duma, Deir Dibwan, Beitin e Aqraba sono stati assaliti da centinaia di coloni, che hanno bruciato abitazioni, automobili e anche alberi. Almeno quattro cittadini palestinesi sono stati uccisi, racconta Amnesty International.

Subito dopo la vittoria dell'Akatugawa Prize, il Premio Strega giapponese, la giovane autrice Rie Qudan ha detto di essersi fatta aiutare dall'AI per scrivere il romanzo. E di essersi trovata benissimo.