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«Non siamo mai stati così vicini alla scoperta della vita su un altro pianeta» Lo ha detto il professor Nikku Madhusudhan, responsabile della ricerca dell'Università di Cambridge che ha trovato molecole compatibili con la vita sull'esopianeta K2-18b.
La locandina di Eddington, il nuovo film di Ari Aster, è un’opera d’arte, letteralmente Il regista presenterà il film in anteprima mondiale al prossimo Festival di Cannes, in programma dal 13 al 24 maggio.

Cos’è questa storia della scritta “Siete insetti” comparsa in diverse stazioni italiane

25 Marzo 2024

«Solo il paranoico sopravvive», ripeteva spesso Mr. Finch in una delle serie tv più ingiustamente sottovalutate degli anni Duemila, Person of Interest. Una serie che aveva intuito con largo anticipo gli effetti che internet avrebbe avuto sulla psiche collettiva: a furia di dietrologia e teorie del complotto non siamo più capaci di usare il rasoio di Occam, l’utensile mentale che il frate-filosofo Guglielmo di Ockham ci aveva regalato nel tentativo di dimostrarci che la soluzione più semplice è (quasi) sempre quella più giusta. Per esempio: seguendo i princìpi esposti da Guglielmo di Ockham, se una strana scritta compare sui tabelloni delle stazioni ferroviarie, è assai più probabile (e quindi assai più giusto) che si tratti di una trovata pubblicitaria che di un’operazione di cyberterrorismo di una potenza nemica o di un’organizzazione di fanatici.

Avrete capito di cosa stiamo parlando: della scritta “Siete insetti” di cui praticamente tutti stanno parlando in queste ore sui social italiani. Per la precisione: di cui tutti si stanno lamentando, alcuni perché sono stati tratti in inganno e hanno pensato che davvero qualcuno avesse hackerato i sistemi informatici di Trenitalia solo per aver l’occasione di insultare i passeggeri dei treni, altri perché hanno trovato inappropriato l’uso dei tabelloni delle stazioni come veicolo pubblicitario (salvo poi scoprire che la pubblicità non è stata trasmessa sui tabelloni che indicano orari e binari di partenza e arrivo dei treni, e che quindi non aveva senso l’accusa di interruzione di pubblico servizio, figuriamoci quella di procurato allarme paventata da più suscettibili). Si tratta di un’operazione di marketing di Netflix, parte della campagna promozionale di uno dei più recenti e importanti titoli arrivati sulla piattaforma: Il problema dei 3 corpi, serie scritta da Alexander Woo assieme ai creatori-sceneggiatori del Trono di spade, David Benioff e Dan Weiss, basata sul romanzo omonimo di Liu Cixin. Ci si può comprensibilmente chiedere se sia giusto imbastire una simile operazione di marketing – non deve essere semplice apparire in contemporanea su tanti tabelloni delle maggiori stazioni italiane, anche solo da un punto di vista logistico, figuriamoci poi i costi del tutto – per promuovere l’ennesima serie tv, ma la risposta a questa domanda è in realtà abbastanza semplice: Il problema dei 3 corpi non è l’ennesima serie tv. Non per Netflix, almeno. Se poi non lo sarà anche per il pubblico, resta tutto ancora da vedere.

Delle difficoltà che Netflix ha affrontato negli ultimi anni abbiamo parlato in tante occasioni e modi: dalla Grande Disiscrizione alla sempre più agguerrita e numerosa concorrenza, non è facile oggi mantenere la corona di più grande piattaforma streaming del mondo. Per riuscirci, negli anni Netflix ha insistentemente cercato una proprietà intellettuale sulla quale fondare il suo franchise eterno, l’equivalente di quello che Star Wars o il Marvel Cinematic Universe sono per Disney, di quello che Jeff Bezos vorrebbe che Star TrekIl signore degli anelli 007 fossero per Prime Video. Negli anni Netflix ci è andata vicinissima (Stranger Things è il titolo che bisogna obbligatoriamente citare a questo punto), ma la “certezza” di aver trovato, appunto, il franchise eterno non l’ha mai raggiunta: quanti oggi si definirebbero fan di Stranger Things, per capirci? Senza contare i tanti fallimenti ai quali la piattaforma è andata incontro negli anni: per rimanere nel genere sci-fi (al quale Il problema dei 3 corpi appartiene), è ancora fresca la ferita lasciata dagli ingenti investimenti e dai pessimi risultati di un franchise mancato come Altered Carbon.

Si spiega così la decisione di Netflix di investire 200 milioni di dollari – cifra considerata attendibile anche se mai ufficialmente confermata da nessuna delle parti – in quello che è stato definito “multiyear overall film and TV dealcon Benioff e Weiss. Un accordo di cui Il problema dei 3 corpi è il primo risultato. Ma rischia di essere anche l’ultimo, conoscendo anche la facilità e frettolosità con cui Netflix ha accantonato i progetti che non hanno riscosso immediato successo di pubblico e critica. Fin qui, le recensioni del Problema dei 3 corpi sono state abbastanza altalenanti: chi la definisce bellissima e chi la definisce pessima, poche vie di mezzo. Ma l’opinione della critica, lo sappiamo, conta fino a un certo punto: vedremo se il pubblico apprezzerà. Nel frattempo, però, si capisce perché Netflix stia facendo di tutto per far parlare di questa serie. Anche approfittare del fatto che nessuno di noi si ricorda più come usare il rasoio di Occam. 

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