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È salpata la nave da crociera più grande del mondo
Il suo nome di battesimo è Icon of the Seas, ma gli amici la chiamano “la lasagna umana”. È la più grande nave da crociera mai realizzata: in lunghezza supera la Torre Eiffel, ha una stazza da 250 milioni di tonnellate (cinque volte quella del Titanic), conta venti ponti e può ospitare 7 mila persone tra passeggeri ed equipaggio. «The biggest, baddest ship on the planet», così l’ha definita il presidente di Royal Caribbean Jason Liberty, colosso del settore che possiede anche tutte le altre navi più grandi del mondo (hanno tutte in comune la dicitura “of the Seas”: Oasis, Allure, Harmony, Symphony, Wonder e, appunto, l’ultima arrivata Icon). Salpata da Miami sabato 27 gennaio, è già finita in mezzo alle polemiche: studi condotti da diverse associazioni ambientaliste hanno dimostrato che l’impatto dei viaggi in crociera è otto volte superiore a quello di viaggi in cui si raggiungono le stesse tappe in aereo e si alloggia in hotel.
Royal Caribbean ha sempre sostenuto che la Icon of the Seas è la nave più ecosostenibile mai costruita: è alimentata a gas naturale liquefatto, “carburante verde” che riduce al minimo l’impatto ambientale della nave. Una convinzione però già smentita dagli esperti: come scrive Karen McVeigh sul Guardian, il fatto che la Icon of the Seas vada a Lng (liquefied natural gas) non toglie il fatto che produca tra il 70 e l’80 per cento di emissioni in più rispetto a una “normale” nave da crociera (una più piccola alimentata a gasolio marino, s’intende). Greenwashing, insomma. È vero che il Lng, una volta “bruciato”, diffonde nell’aria meno anidride carbonica, circa un quarto in meno rispetto al gasolio marino. Ma è vero anche che il Lng diffonde nell’aria più gas serra, in particolare metano, a causa del cosiddetto “methane slip”. Il metano trattiene 80 volte il calore che trattiene l’anidride carbonica e i suoi effetti perdurano per venti anni dopo il momento dell’emissione.
In generale, dell’impatto ambientale delle navi da crociera si discute da tempo. Dal 2021 queste navi non possono più entrare nel bacino San Marco a Venezia, per esempio, e provvedimenti simili sono stati presi da altre città portuali europee, come Barcellona e Amsterdam. Come si legge sempre nel pezzo di McVeigh sul Guardian, le organizzazioni ambientaliste da tempo sostengono che queste meganavi, a prescindere dal fatto che siano alimentate a gasolio marino o a Lng, siano la prova che l’industria crocieristica si sta muovendo nella direzione sbagliata. L’unico modo per rendere sostenibile questo settore è una conversione alle energie rinnovabili. I dirigenti di Royal Caribbean hanno detto che Icon of the Seas è stata costruita per essere alimentata da pile a combustibile, quindi, in sostanza, da elettricità. Al momento, però, la tecnologia non è ancora pronta e il Lng è l’unica alternativa.