Lucky Red, distributore italiano del film, ha deciso di riportarlo in sala in occasione della Festa della Liberazione.
Marina Abramović si è messa in testa di vendere cosmetici
Si chiama Marina Abramović Longevity Method e, secondo quanto spiegato nel bizzarro video pubblicitario con cui viene presentato sul sito, sfrutta gli «antichi segreti della longevità». Il metodo comprende una linea di skin care composta da una crema idratante per il viso che costa 199 dollari (tra gli ingredienti pane bianco, vitamine C e vino bianco) e delle “gocce di benessere” in tre versioni: Energy, Immune, e Anti-Allergy (99 dollari l’una). Secondo quanto riportato da Emma Beddington sul Guardian, l’idea nasce nel 2017, quando Abramović viene curata per la malattia di Lyme. A somministrarle una serie di cure miracolose è la dottoressa e operatrice olistica Nonna Brenner, con cui l’artista instaura un fortissimo sodalizio umano, artistico e professionale. E infatti l’inventrice dei prodotti del Marina Abramović Longevity Method è proprio la dottoressa Brenner, mentre Abramović, 77 anni, è l’imprenditrice e la testimonial che sfrutta il suo volto (e le sue impronte digitali, impresse sulle confezioni) per la promozione del progetto. L’accoglienza è stata abbastanza tiepida, per ora: tra chi l’ha giudicata una trovata abbastanza in linea con l’ossessione dell’artista per i rituali curativi, e chi invece la considera un’idea buffa, la prevedibile evoluzione delle uova vaginali e altre fortunate invenzioni dell’impero wellness alla Goop. Chi invece è ancora convinto che Abramović sia l’artista performativa più influente della nostra epoca (come l’autrice dell’articolo del Guardian) è rimasto un po’ deluso. Sembra strano, scrive infatti Beddington, che un’artista che si è impegnata a esplorare il potere e la vulnerabilità del suo corpo, sfidandone i limiti, si preoccupi di cose come «rughe e macchie dell’età». Secondo Beddington, infatti, si tratta molto probabilmente di un progetto artistico, il cui senso verrà svelato più avanti.
«Il dolore è la mia specialità», dice Marina Abramović, ora rinominata “longevity guru”, nel lungo approfondimento pubblicato qualche giorno fa dal Financial Times, corredato dalle foto dell’artista insieme alla dottoressa Brenner. «Ho trascorso la mia carriera esponendomi di fronte al mio pubblico. Mostro che se riesco a sopportare il mio dolore, allora potranno sopportare anche il loro. Sono il loro specchio». Anche il testo che si legge sul sito del progetto sembra suggerire che si tratti di un’operazione artistica destinata ad ampliarsi: «Con il rapido sviluppo della tecnologia, se noi esseri umani non abbracciamo la semplicità nella nostra vita, saremo perduti. Il nostro cervello non può competere o seguire gli algoritmi di potenti computer e intelligenza artificiale. Queste tecnologie sono state originariamente sviluppate per aiutarci ad avere più tempo per vivere nel presente. Ciò che realmente è accaduto, a causa della nostra tendenza alla dipendenza, è che ci siamo persi nelle nuove possibilità tecnologiche. Il nostro bisogno di consumo ha fatto sì che fossimo noi a essere consumati e ora siamo sempre affamati di nuovi gadget da acquistare. Il risultato di tutto ciò è che abbiamo perso il nostro centro spirituale. Nel corso di tutta la mia carriera ho sviluppato il Metodo Abramović per aiutare me e gli altri a ricentrarsi e concentrarsi su ciò che è più importante: vivere nel presente, a lungo e in modo sano. La mia idea per il Longevity Concept è quella di riscoprire rituali dimenticati e conoscenze del passato».

Subito dopo la vittoria dell'Akatugawa Prize, il Premio Strega giapponese, la giovane autrice Rie Qudan ha detto di essersi fatta aiutare dall'AI per scrivere il romanzo. E di essersi trovata benissimo.