Lucky Red, distributore italiano del film, ha deciso di riportarlo in sala in occasione della Festa della Liberazione.
Le playlist di Nobody sono la colonna sonora perfetta per la fine del mondo
Perché il misterioso canale YouTube che da 2 anni pubblica composizioni di musiche ambient accompagnate da immagini inquietanti e titoli evocativi è una specie di terapia.

«Musica laetitiae comes, medicina dolorum»: è il motto scritto sul virginale che Johannes Vermeer raffigura nella sua celebre “Lezione di musica” conservata a Londra. Ma «musica compagna della gioia, medicina dei dolori» è anche la frase che compare nella bio di Nobody. Chi è Nobody? Non si sa: su YouTube la sua foto profilo è un uomo dipinto di spalle, su Spotify un uomo dipinto che si gratta via la faccia. Il primo video caricato sul suo canale risale a 2 anni fa, ha 498 mila visualizzazioni e si chiama “a playlist for mournful minds”. Io però l’ho scoperto grazie a un altro video, risalente a 8 mesi fa, “a playlist for exploring liminal spaces” (607mila views e 596 commenti), accompagnato dagli hastagh #dreamcore e #liminalspaces. Non ricordo cosa stavo cercando, forse cercavo una di quelle playlist ambient per rilassarsi di cui sto abusando negli ultimi mesi, tanto che questi mix di lo-fi, musiche atmosferiche di TikTok e rumori di pioggia sono diventati praticamente l’unica cosa che ascolto. A colpirmi della playlist sugli spazi liminali, però, non è stato tanto il titolo, ma l’immagine: non so se sia vera o finta (propendo per la seconda, credo sia stata creata con l’AI), ma raffigura un McDonald’s deserto visto da una certa distanza. Non so perché ma mi mette i brividi, nello stesso modo in cui dovrebbero farlo i volti delle ragazze che su TikTok si truccano cercando di riprodurre l’effetto “uncanny valley” (nella maggior parte dei casi fallendo). La playlist è ricca di immagini di questo tipo: ambienti vuoti inquietantissimi o che in qualche modo risultano “cursed”, disturbanti, e che quindi permettono a me che li osservo di liberare la tensione, con un effetto catartico simile a quello dei film horror.
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«Ci ha salvato durante il lockdown e poi si è persa nelle playlist mediocri, ma la musica “per rilassarsi” resta il sottofondo perfetto per questo periodo», scriveva Davide Coppo in un articolo sulla riscoperta della ambient pubblicato a febbraio. Da allora i motivi per cui potremmo sentirci angosciati, disperati, inutili e senza futuro sono aumentati. Negli ultimi mesi ascoltare musica triste e calmante mi è sembrato un modo sobrio e rispettoso per soffrire in silenzio e, al tempo stesso, cercare di mantenere un minimo di controllo sulle emozioni (quanto basta per non passare le giornate nel letto a piangere). Tra rumori di pioggia sul tetto della macchina e l’intramontabile lo-fi girl, le playlist di Nobody sono state una scoperta, non solo per la musica che riuniscono ma per la cura con cui vengono illustrate e titolate. Alcune hanno titoli timidamente consolanti «you’re at your safe place away from problems» (immagine con una saturazione bassissima, al limite del bianco e nero: un letto rosa, con sopra un orsetto, davanti a una grande finestra, fuori una foresta di palme scossa dal vento) oppure «let’s escape from this disappointing reality» (immagine: un uomo che vola tra le nuvole), «quiet solitudine for one hour» (immagine: fari di una macchina nella nebbia), altri non ci provano neanche e sono apertamente malinconici, se non deprimenti: «when life doesn’t feel real anymore», «the pain of recalling memories of an empty life», «you’re inside the last memories of a dying person» (anche questa accompagnata da immagini bellissime).
Certe playlist sono come dei piccoli esercizi di role playing: «you’re a ghost seeing your loved ones for the last time before going to the afterlife» oppure «you’re a museum copyist delving into the minds of great artists to reproduce masterpieces». Altre sono come delle piccole opere d’arte, ad esempio “bread” che dura solo 33 secondi e ha l’immagine di un pezzo di pane, o “you’re in a post-apocalyptic place for 10 hours and 31 seconds” che dura esattamente 10 ore e 31 secondi. Nei commenti si riunisce una community di malinconici che si augurano buono studio l’un l’altro (molte playlist hanno lo scopo di “romanticizzare” lo studio notturno e disperatissimo), descrivono come stanno in questo momento della loro vita e cosa stanno facendo, parlando di un lutto, un evento traumatico o una dipendenza da cui sono riusciti a riemergere e ringraziano Nobody per il suo lavoro, da cui non guadagna assolutamente niente (lo conferma lui stesso prima di alcuni video, scusandosi per le pubblicità aggiunte da YouTube).

Subito dopo la vittoria dell'Akatugawa Prize, il Premio Strega giapponese, la giovane autrice Rie Qudan ha detto di essersi fatta aiutare dall'AI per scrivere il romanzo. E di essersi trovata benissimo.