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Perché si parla di un ritorno dei Dvd
È cambiato il modo in cui guardiamo i film e le serie tv, ha spiegato un rappresentante di Best Buy, uno dei maggiori rivenditori di elettronica degli Stati Uniti, per giustificare la decisione di sospendere la vendita di Dvd e blu-ray a partire dal 2024. Ad acquisire questa fetta di mercato, però, almeno negli Stati Uniti, sono stati Amazon e Walmart: per i Dvd, quindi, potrebbe non essere ancora detta l’ultima parola. Nel 2022 tante piattaforme di streaming tra cui Hbo Max, Disney+, Hulu e Paramount+, avevano già iniziato a rimuovere varie serie tv e vecchi titoli, e si prevede che in seguito allo sciopero indetto da Sag-Aftra sarà richiesto alle piattaforme di streaming di pagare tariffe ben più alte per i diritti, portando a un’offerta streaming ulteriormente limitata.
Occorrerà un po’ di tempo per capire se effettivamente si stia andando incontro a un ritorno del formato fisico, quel che è certo è che il Dvd non sarebbe l’unico. Infatti, una sorte simile è toccata anche ai cd e ai vinili prima di loro, inizialmente abbandonati dopo l’avvento di servizi digitali quali iTunes, Spotify e Amazon Music. Anche se con numeri ancora decisamente minoritari, il rapporto di metà anno della Recording Industry Association of America (Riaa) ha pur sempre evidenziato un significativo incremento nelle vendite dei formati fisici, in particolare dei vinili. Il Ceo di Riaa ha fatto sapere che in sei mesi Cd e vinili hanno fatto guadagnare 880 milioni di dollari: delle cifre che non raggiungevano da oltre dieci anni. Sicuramente nel caso dell’industria musicale hanno contribuito le iniziative di alcuni artisti di aggiungere in esclusiva brani o contenuti extra nei formati fisici e non si esclude che l’industria cinematografica possa seguire l’esempio, arricchendo i Dvd con interviste, commenti e dietro le quinte.