L'economia dell'attenzione non lascia scampo: Demna da Gucci è la notizia della settimana, arrendetevi, è inutile che proviate a cercare altro nei vostri feed.
Cosa c’è dietro la storia dell’urina dei camionisti diventata un drink popolarissimo su Amazon
Oobah Butler, che sul suo sito si definisce “Filmmaker, Best-Selling Author, Tv Presenter”, qualche mese fa è riuscito a intrufolarsi in un magazzino Amazon. Voleva fare due chiacchiere con i dipendenti del Fulfilment Centre di Coventry, a Los Angeles, che però erano troppo spaventati dalle possibili ripercussioni per concedere dichiarazioni. E allora Butler ha pensato che il modo migliore per capire cosa succede in uno dei luoghi di lavoro più sorvegliati del mondo fosse andare a lavorare in questo posto, ovviamente con videocamera nascosta. E per tre giorni ci è riuscito. Tra le varie situazioni surreali a cui assiste ce n’è una che lo colpisce in particolare: le condizioni di lavoro degli autisti che effettuano le consegne. Le tempistiche sono talmente strette e la pressione per raggiungere determinati numeri talmente alta che gli autisti non hanno il tempo materiale per fare la pipì e molti di loro sono costretti farla in delle bottiglie, riporta Big Issue.
Da qui l’intuizione di Butler: denunciare il trattamento degradante di Amazon utilizzando la piattaforma stessa per vendere il risultato di questo trattamento, una bottiglia di urina messa in commercio come energy drink. «Il primo energy drink completamente riutilizzabile», lo slogan che accompagna la bottiglietta gialla. Una volta che Release, questo il nome scelto per la bevanda, era in vendita, ha chiesto ai suoi amici di lasciare recensioni positive, in modo da guadagnare un po’ di visibilità, fino a che, convinti dagli ottimi commenti (inizialmente scritti da amici di Butler), i clienti sono diventati numerosissimi e Release ha guadagnato la prima posizione nella classifica delle bevande al gusto di limone amaro su Amazon. Questa trovata, a metà tra un esperimento sociale e uno scherzo ben architettato, servirebbe a sensibilizzare le persone sull’alto costo che i dipendenti di Amazon sono costretti a pagare tutti i giorni per garantire quei prezzi e quell’efficienza ai loro clienti.
Nelle ore passate all’interno del magazzino, Butler ha anche scoperto che Amazon sabota regolarmente tutti i tentativi dei lavoratori di fondare un sindacato, che all’entrata si effettuano dei controlli in stile aeroportuale e che i magazzinieri sono costretti a passare fino a dieci ore in piedi. Butler ha raccolto tutte le testimonianze nel documentario The Great Amazon Heist, che in Gran Bretagna è andato in onda il 19 ottobre. Subito dopo la trasmissione, un portavoce di Amazon ha risposto alle accuse sostenendo che il documentario presenta una visione molto distorta dell’azienda.