Immagini generate con l'AI che ritraggono mostri antropomorfi che fanno e dicono cose senza senso. Nati su TikTok Italia, hanno accumulato milioni di visualizzazioni e condivisioni in tutto il mondo. E nessuno ha ancora capito perché.
Hamas sta usando i social degli ostaggi israeliani per fare terrorismo online
Negli ultimi giorni sono sempre di più le testimonianze da parte di amici e conoscenti delle persone attualmente prigioniere di Hamas che dicono di aver visto sui social immagini raccapriccianti delle vittime. Non è una novità che i gruppi terroristici facciano uso delle piattaforme social per diffondere messaggi propagandistici e contenuti di violenza espliciti. È già successo anche nel caso di Hamas (ne abbiamo parlato qui), che proprio lunedì 16 ottobre ha pubblicato il primo video di Mia Schem, una ragazza franco israeliana che è stata presa in ostaggio dal gruppo terroristico. In una prima inquadratura la ventunenne appare distesa in un letto, mentre qualcuno fuori campo le benda un braccio, dove, spiega Shem in un secondo momento, ha subìto un’operazione. Il video si conclude con un appello affinché qualcuno la aiuti a tornare a casa da familiari e amici.
C’è però qualcosa di insolito nelle più recenti testimonianze che sono state raccolte: è emerso che per fare propaganda, Hamas non stia utilizzando unicamente i propri profili, ma anche quelli degli ostaggi stessi. La pressione psicologica a cui i contatti delle vittime vanno incontro è senza precedenti, ha spiegato il professore di Studi strategici Thomas Rid al New York Times. Keren de Via ha raccontato alla testata che non appena ha ricevuto una notifica che la avvisava che la sua amica Gali Shlezinger Idan aveva avviato una diretta su Facebook, ha sussultato. Quella notifica è bastata per riaccendere momentaneamente la speranza: de Via non aveva avuto più notizie dell’amica da quando i miliziani di Hamas erano entrati nel kibbutz dove vivevano Idan e la sua famiglia e avevano compiuto una strage. Sono bastati pochi istanti per capire che la voce fuori campo che impartiva ordini non apparteneva a nessun membro della famiglia e che quelle persone spaventate e sporche di sangue inquadrate a terra erano i suoi amici.
Purtroppo è stato confermato che la testimonianza di de Via non è un episodio isolato. Il New York Times parla di almeno quattro casi in cui Hamas è entrato in possesso dei profili social delle vittime, infiltrandosi, in particolare, in gruppi Facebook, Instagram e Whatsapp. Si tratta di una strategia particolarmente efficace e pericolosa, dato che sono tanti gli israeliani che in questi giorni si affidano ai profili social delle persone scomparse per trovare qualche indizio, come dimostra la pagina Instagram WeAreOneIsrael, creata, appunto, per localizzare ostaggi e dispersi.

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