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Un uccello preistorico che pensavamo estinto è tornato in natura
Come dimostra la fotografia di Douglas Thorne pubblicata sul Guardian, frontalmente i corpi dei Takahe possono apparire quasi perfettamente sferici: il soffice piumaggio blu-verde li fa assomigliare a dei mappamondi dotati di zampe e becco rosso fuoco. I Takahe non volano, sono alti circa 50 centimetri e vivono in montagna. Fino a pochi anni fa si credeva fossero estinti, scomparsi verso la fine del XIX secolo a causa dell’arrivo dei colonizzatori europei che distrussero il loro habitat introducendo specie alloctone come ermellini, furetti e gatti. Nel 1898 gli ultimi quattro esemplari vennero sterminati dai cacciatori e l’uccello venne definitivamente dichiarato estinto.
La specie è stata riscoperta 50 anni dopo da un medico, Geoffrey Orbell, che ne trovò un esemplare sui monti Murchison. La scoperta ha portato nel 1985 all’inaugurazione del Burwood Takahē Center, un centro per allevare gli uccelli takahē e reintrodurli in natura. Si partì dalle quattro isole Te Hoiere, Mana, Kapiti e Tiritiri Matangi, completamente prive di predatori. Dopo un’epidemia di peste che colpì gli ermellini selvatici nel 2007, nel 2016 il numero di esemplari di takahē era cresciuto fino a raggiungere le 300 unità. Due anni dopo la specie venne reintrodotta anche nel Parco Nazionale di Kahurangi e oggi in tutta la Nuova Zelanda se ne possono contare ben 500 esemplari.
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Il Takahe è un uccello abbastanza grosso e può arrivare a pesare fino a 4 kg. Nel suo habitat naturale vive tra i 16 e i 18 anni. Nei giorni scorsi un altro passo è stato compiuto per la conservazione, con 18 esemplari liberati nella Whakatipu Waimāori Valley. Se vi interessa approfondire la sua storia, vi consigliamo questo lungo approfondimento di NzGeo, accompagnato da tante bellissime immagini.