L'economia dell'attenzione non lascia scampo: Demna da Gucci è la notizia della settimana, arrendetevi, è inutile che proviate a cercare altro nei vostri feed.
Gli economisti dicono che le Grandi dimissioni sono finite
Sembra passato pochissimo tempo da quando parlavamo di “quiet quitting”, “quiet firing” e Great Resignation, e in effetti è passato soltanto un anno. Ad agosto dell’anno scorso si discuteva ancora della necessità di dover tornare in ufficio a tempo pieno, dopo “l’esperimento” imposto dai lockdown che aveva dimostrato come, in molti casi, lavorare da casa fosse non soltanto possibile, ma addirittura preferibile. Se alcune aziende hanno imposto ai loro dipendenti di tornare in ufficio, altre hanno consentito loro di mantenere almeno in parte la nuova abitudine dello smart working. In generale, però, il nostro rapporto con il lavoro sembrava essere irrimediabilmente peggiorato. Ora, a un anno di distanza, gli esperti di economia ci comunicano una novità inaspettata: a quanto pare, le Grandi dimissioni stanno per volgere al termine. I numeri di maggio 2023 del Job Openings and Labor Turnover Survey del BLS (Bureau of Labour Statistics) suggeriscono che le dimissioni sono rallentate, tornando a livelli pre-pandemia.
«Guardando i numeri complessivi delle dimissioni e vedendo che sono tornati ai livelli del 2019, penso che possiamo dire che è finita», ha dichiarato Anthony Klotz, il professore che ha coniato il termine “Great Resignation”. Come riporta la Bbc, secondo Klotz una spiegazione possibile è l’impatto dell’attuale instabilità economica sul mercato del lavoro, uno scenario che i lavoratori che si sono dimessi durante la pandemia non avevano ancora avuto modo di immaginare. Ora, invece, la drammatica situazione del mercato è sotto gli occhi di tutti. L’economia è rallentata, l’intelligenza artificiale minaccia di prendere il nostro posto, i licenziamenti sono in continuo aumento: «Le persone ci pensano due volte prima di lasciare un lavoro», dice Kolz.
Ma non è solo questo: ci sono anche le persone che durante la pandemia hanno cambiato lavoro e adesso, semplicemente, si trovano meglio e non hanno nessuna intenzione di lasciare la nuova occupazione. Dai dati raccolti dal sito ZipRecruiter risulta che molti lavoratori sono passati da settori meno desiderabili altri più ambiti (quelli in cui c’è la possibilità di lavorare completamente in remoto, ad esempio), un fenomeno che è stato descritto come “Great Reshuffle”. Sempre secondo Kolz, se le persone hanno smesso di dare le dimissioni è anche perché, semplicemente, hanno meno motivi per farlo: «Negli ultimi due anni molti lavori sono più flessibili rispetto a due anni fa, la retribuzione è molto più equa di quanto non fosse prima della pandemia. Le aziende hanno preso più seriamente il benessere dei dipendenti negli ultimi due anni e hanno investito molto per rendere i loro luoghi di lavoro più inclusivi». In un sondaggio della fine del 2022 su quasi 2000 lavoratori statunitensi riportato dalla Bbc, oltre il 60 per cento ha riferito di essere soddisfatto del proprio lavoro e alcuni dei più soddisfatti sono quelli che hanno lasciato un lavoro per uno migliore durante la pandemia.