L'economia dell'attenzione non lascia scampo: Demna da Gucci è la notizia della settimana, arrendetevi, è inutile che proviate a cercare altro nei vostri feed.
A causa del caldo, in Cina è diventato popolarissimo il facekini
Se ci fosse bisogno di un’altra ragione per fare tutto il possibile per limitare le conseguenze dell’ormai inevitabile crisi climatica, basta dare un’occhiata alle fotografie scattate in questi giorni sulle spiagge cinesi. Vale la pena fare tutto il possibile e anche l’impossibile pur di evitare un futuro in cui andare in spiaggia significhi assistere – se non addirittura partecipare – allo spettrale, orrorifico, disturbante spettacolo del “facekini”. Come riporta il Guardian, a causa delle temperature registrate in questi giorni in Cina, il facekini è diventato uno degli oggetti più desiderati e usati nel Paese. Un arsenale anti-crisi climatica che prevede anche l’impiego di almeno atri strumenti fondamentali: cappellini con incorporati dei mini-ventilatori, ventagli, maniche realizzate in materiali anti-raggi ultravioletti pensate per proteggere al meglio le braccia (ma perché non ne esiste una versione per le gambe, di questo strumento?). Restano forti dubbi su come questo triplice scudo possa aiutare ad affrontare temperature che vanno oltre i 35 gradi. Forse la cosa più utile sarebbe inventare scarpe apposite, visto che il problema maggiore, nelle città, è la temperatura dell’asfalto: stabile sugli 80 gradi.
Il facekini non è una novità, però. In Cina e in gran parte dell’Asia orientale, da sempre si usano indumenti per evitare di prendere il sole, abbronzarsi e accelerare l’invecchiamento della pelle. L’invenzione del facekini, poi, risale al 2004, i ringraziamenti per questa balaclava estiva vanno a Zhang Shifan, ex contabile della città marittima di Qingdao, che grazie a lui è diventata nota come, appunto, la città dei facekini (ottimo titolo anche per un film horror, speriamo qualcuno cominci a lavorarci non appena sarà finito lo sciopero degli sceneggiatori e degli attori di Hollywood). Come tutte le invenzioni geniali, è anche piuttosto semplice: è una banalissima maschera fatta con lo stesso materiale di cui sono fatti i costumi da bagno. E, come tutte le invenzioni che migliorano la qualità della vita, assolve anche a funzioni diverse da quelle per le quali è stata concepita: i cinesi hanno scoperto che il facekini è anche molto utile per proteggersi dalle punture di insetto e, soprattutto, dalle aggressioni delle meduse. Perché, d’altronde, a chi non è capitato di ritrovarsi una medusa in faccia durante una nuotata al mare. In Occidente dei facekini si è parlato per la prima volta nel 2012, anche grazie ai tanti tentativi di Shifan di rendere la sua maschera un accessorio alla moda. Un lavoro ancora in corso più di dieci anni dopo, a giudicare dalle foto scattate in Cina.