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La Croce rossa ha chiesto ai gamer di non commettere crimini di guerra nei videogiochi
Il comitato internazionale della Croce rossa, assieme ad alcuni tra i più polari streamer di Twitch, ha lanciato un’iniziativa intitolata “Play by the Rules” per convincere i gamer a smetterla di commettere crimini di guerra mentre giocano a first person shooter come Call of Duty, PUBG Battlegrounds, Fortnite, Call of Duty: Warzone, Rainbow 6 Siege e Escape From Tarkov. «Ogni giorno, tantissime persone giocano a videogiochi ambientati in zone di guerra standosene seduti comodi sul divano. Ma in questo momento storico, ci sono sempre più conflitti in corso e per le persone che ne soffrono le conseguenze la guerra non è un gioco», si legge sul sito dalla Croce rossa internazionale. «La guerra distrugge vite e lascia devastazione nelle comunità. Per questo, vi sfidiamo a giocare ai vostri fps preferiti seguendo le vere regole della guerra, per far capire a tutti che anche in guerra ci sono delle regole che proteggono gli esseri umani da quello che succede nei conflitti irl (acronimo gamer che sta per in real life)».
Come parte dell’iniziativa, il canale Twitch ufficiale della Croce rossa ha trasmesso in streaming una serie di partite giocate seguendo le regole imposte dalle convenzioni internazionali. Vale a dire: non si può sparare a un nemico che è già a terra o che non dà segni di vita; non si può arrecare alcun danno ai civili (nel caso dei videogiochi, ai png, i personaggi non giocanti); non si possono attaccare edifici civili; bisogna fornire assistenza medica a tutti i personaggi che ne hanno bisogno. In più, la Croce rossa, per l’occasione, ha anche lanciato la sua mod di Fortnite, aggiustata in modo tale da unire l’esperienza competitiva di un videogioco fps al rispetto delle regole sopra elencate.
Non è la prima volta che la Croce rossa usa i videogiochi per delle campagne di sensibilizzazione. Nel 2017, infatti, era stato organizzato un evento simile usando un dlc di Arma III. L’evento si intitolava Law of War e prevedeva che i partecipanti lasciassero le armi e giocassero come operatori umanitari impegnati a soccorrere i civili coinvolti nei conflitti: i loro compiti consistevano nel portare il primo soccorso, disinnescare mine e parlare con i giornalisti. Lo sviluppatore di Arma III, Bohemia Interactive, aveva dichiarato che l’evento era servito non solo a sensibilizzare ma anche a raccogliere fondi per le attività della Croce rossa: alla fine di Law of Conflict, infatti, erano stati raccolti 170 mila dollari.