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23:32 martedì 25 marzo 2025
È stato ritrovato il pilot dei Griffin, che tutti pensavano fosse andato perduto 30 anni fa. La scoperta l'ha fatta un utente del sito Lost Media Community, che lo ha subito pubblicato su YouTube.
La sorprendente somiglianza tra Jude Law e Vladimir Putin nella prima immagine del film Il mago del Cremlino. Diretto da Olivier Assayas, è l'adattamento del romanzo omonimo di Giuliano da Empoli.
I ministri di Trump hanno aggiunto per sbaglio un giornalista in una chat in cui si discuteva di bombardamenti in Yemen. E non un giornalista qualsiasi: il direttore dell'Atlantic Jeffrey Goldberg.
Hamdan Ballal, uno dei registi di No Other Land, è stato aggredito dai coloni in Cisgiordania e sequestrato dall’esercito israeliano. Al momento non si sa dove sia né in che condizioni versi.
Herbie Hancock ha detto che non fa un album da 15 anni perché si distrae continuamente con YouTube. «Sono vittima di questa cosa, ma che ci vuoi fare, è la vita», ha detto in un'intervista a Bbc.
Su YouTube è uscito il sequel di Leaving Neverland, il documentario sui presunti abusi sessuali commessi da Michael Jackson. Il regista è lo stesso e i "protagonisti" sono sempre Wade Robson e James Safechuck, i due uomini che accusarono Jackson nel 2019.
Bong Joon-ho ha chiesto a John Carpenter di scrivere la colonna sonora del suo prossimo film e lui ha detto subito sì. I due si sono messi d'accordo durante una proiezione della versione restaurata de La cosa.
Si è scoperto che prima di fare il ministro, Guido Crosetto ha lavorato con Marlene Kuntz e Afterhours. E di diverse altre band, grazie a un'associazione culturale chiamata Zaboom: lo ha raccontato in un'intervista a "Un giorno da pecora".

Diversi musei stanno “ribattezzando” come ucraine opere finora considerate russe

20 Marzo 2023

Nelle ultime settimana, diversi musei americani e inglesi hanno deciso di “ribattezzare” alcune opere ospitate nelle loro gallerie. Tra gli esempi più recenti c’è il Metropolitan Museum of Art di New York, che ha deciso di cambiare il titolo dell’opera “Danzatrici russe” di Edgar Degas in “Danzatrici con abiti ucraini”. La stessa cosa ha fatto la National Gallery di Londra, sempre con una delle opere di Degas appartenenti a questa serie: in questo caso, il nuovo titolo scelto è stato “Danzatrici ucraine”. E ancora: il J. Paul Getty Museum di Los Angeles ha indetto un referendum sul suo sito per dirimere la questione, e anche in questo si è deciso che le danzatrici di Degas non sono russe ma ucraine.

Queste decisioni sono la conseguenza di un movimento d’opinione che è cresciuto e si è rafforzato molto nel corso dell’ultimo anno, a partire dal 24 febbraio 2022, giorno in cui la Federazione russa ha invaso l’Ucraina. Un movimento d’opinione che coinvolge musei di tutto il mondo e che sta portando a una profonda “revisione” del contribuito ucraino a quella che fino a questo momento è stata considerata cultura russa: artisti e opere finora etichettate come provenienti dalla Russia zarista o da quella sovietica vengono ora raccontati e riconosciuti come parte del patrimonio storico-culturale ucraino. Un processo che, però, si sta rivelando più complicato del previsto: d’altronde, essere nati in un luogo non significa necessariamente appartenere a quel luogo. «Attribuire una nazionalità a un’artista, soprattutto nei casi in cui questa attribuzione venga fatta a posteriori, è un’operazione delicata», ha spiegato al New York Times Glenn D. Lowry, direttore del Museum of Modern Art di New York. «Facciamo ricerche rigorosissime e scriviamo le biografie dell’artista facendo attenzione alla nazionalità che a lui/lei era attribuita al momento della morte e della nascita, a eventuali viaggi per emigrare e ai mutamenti dello scenario geopolitico dell’epoca».

Un esempio della ricerca che viene svolta prima di procedere con il cambiamento del titolo di un’opera o della nazionalità di un/una artista è proprio quello del Met e delle “Danzatrici russe” di Degas. L’opera veniva descritta come «donne in abiti tradizionali russi» in una pagina del diario dell’artista datata 1899. Ma il dubbio sulla correttezza della descrizione ha portato diversi studiosi ad analizzare approfonditamente l’opera e ha stabilire con certezza che quelli dipinti da Degas fossero vestiti folkloristici ucraini. Che le danzatrici fossero ucraini e non russe, invece, non c’è stato modo di verificarlo: da qui la decisione di ribattezzare l’opera “Danzatrici con abiti ucraini”.

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