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04:55 sabato 29 marzo 2025
L’evoluzione della Chetwynd Contour di Church’s. La storica scarpa allacciata oggi viene realizzata con una speciale tecnologia di lavorazione, senza perdere nulla del suo fascino.
La Casa Bianca ha pubblicato sui social la foto “ghiblizzata” di un’immigrata che viene espulsa. Dimostrando come la nuova funzione di ChatGPT possa essere usata a fini di discriminazione.
Hanno inventato una sigaretta elettronica con attaccato un Tamagotchi che muore se non fumi abbastanza. Nome provvisorio: Vape-a-gotchi.
C’è un tizio che sta partecipando a tutte le proteste in Turchia vestito da Pikachu. Marcia, fa cori contro Erdogan, scappa dalla polizia, tutto vestito da Pikachu. È diventato virale, ovviamente.
A causa dell’overtourism in Giappone si stanno “esaurendo” le terme. Troppi turisti, l'acqua termale non basta, i livelli hanno raggiunto minimi da record: danni della turistificazione, capitolo ennesimo.
La nuova versione di ChatGPT è bravissima a generare immagini nello stile dello Studio Ghibli. Una nuova funzione che ha (prevedibilmente) conquistato internet: sono già migliaia le immagini ghiblizzate, tra foto, meme e scene di film.
Dopo Mahmoud Khalil, negli Usa hanno arrestato un’altra studentessa pro Palestina. Si chiama Rumeysa Ozturk ed è stata arrestata e incarcerata senza che nei suoi confronti ci sia nessuna accusa.
L’archivio personale di Joan Didion è stato aperto al pubblico. Lo si può visitare presso la New York Public Library: contiene interviste, sceneggiature, appunti, lettere e ricette.

Al Rijksmuseum c’è la più completa mostra su Vermeer mai realizzata

13 Febbraio 2023

Parlando della sua mostra, il direttore generale del Rijksmuseum di Amsterdam, Taco Dibbits, ha descritto Vermeer come «l’artista più misterioso e amato di tutti i tempi», senza preoccuparsi di esagerare. Un’iperbole perdonabilissima, sicuramente motivata dall’entusiasmo per l’apertura di una mostra senza precedenti, la più completa mai realizzata, sul lavoro del pittore olandese. E forse anche la più bella: guardando le immagini pubblicate dal New York Times viene voglia di prenotare un volo per un fine settimana ad Amsterdam (c’è tempo fino al 4 giugno). Peccato che i biglietti siano già sold out: il sito dice che al momento non sono più disponibili. In effetti, già diversi giorni prima dell’apertura della mostra, il 10 febbraio, ne erano stati venduti 200 mila.

E pensare che quando “La ragazza con l’orecchino di perla” andò all’asta nel 1881, venne battuta per una cifra irrisoria (2 fiorini più 30 centesimi di commissione) dal collezionista Arnoldus des Tombe su suggerimento dello storico dell’arte Victor de Stuers. Ora, come scrive Jason Farago nel bellissimo articolo “The Absolute Vermeer, in a Show More Precious Than Pearls”, «Vermeer ferma il traffico; devia gli aerei. E ti chiedi: quella luminosità, quella calma interiore, come potrebbe non fermare il cuore di tutti come ferma il mio?»

Durante la sua non lunghissima vita (morì a 43 anni) Vermeer ha realizzato una trentina di opere. Gli studiosi hanno pareri discordanti sul numero esatto: il Rijksmuseum dice 37, la National Gallery di Washington 34. Qualunque sia la verità, non è mai successo che un museo riuscisse a riunire ben 28 dipinti in un’unica mostra. Anche il numero delle opere in mostra ha suscitato discussioni: qualcuno dice che sono 28, qualcuno 27. Alcuni esperti infatti considerando l’opera “Ragazza con il flauto” come un falso Vermeer realizzato da uno dei suoi epigoni anonimi. A quanto pare, invece, una serie di studi realizzati proprio in occasione di questa mostra ha rivelato che il piccolissimo dipinto è stato realizzato dall’artista. Il responsabile della pittura e della scultura del Rijksmuseum, Pieter Roelofs, si è divertito dicendo a un giornale olandese che quando “Ragazza con il flauto” ha attraversato l’Atlantico è semplicemente diventato di nuovo un Vermeer.

La riattribuzione dell’opera fa parte di un esaustivo progetto di ricerca che coinvolge non solo il Rijksmuseum e la National Gallery, ma anche il Metropolitan Museum of Art di New York. I metodi coinvolti sono straordinari: una sorta di archeologia non invasiva, con tecniche sperimentate per la prima volta dalla Nasa per mappare i minerali su Marte e sulla Luna. Gli scienziati e i conservatori del museo hanno scavato sotto le superfici delle opere per esaminare i vari strati di pittura e, in alcuni casi, ancora più in profondità arrivando a scoprire gli schizzi iniziali. 

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