Lucky Red, distributore italiano del film, ha deciso di riportarlo in sala in occasione della Festa della Liberazione.
C’è qualcosa che non va con la nomination agli Oscar di Andrea Riseborough
La nomination di Andrea Riseborough è stata una delle pochissime sorprese delle candidature all’Oscar 2023: dei giornali e delle riviste che nei giorni precedenti avevano fatto le loro previsioni sulle candidature, nessuno aveva previsto quella di Riseborough nella categoria Miglior attrice protagonista per la sua interpretazione nel film To Leslie. Il problema non è, però, la qualità della sua recitazione o la bellezza di To Leslie, un film indipendente che finora hanno visto in pochissimi. Il problema che ha fatto partire questa “indagine interna” dell’Academy a quanto pare sarebbero le modalità della campagna promozionale che ha portato Riseborough alla nomination.
Come spiega Variety, l’attrice inglese è stata candidata all’Oscar senza avere alle sue spalle una campagna a suo favore pagata dagli studios e organizzata da agenzie specializzate. Il movimento d’opinione che ha sostenuto Riseborough è stato definito grassroots, traducibile più o meno esattamente con l’italiano “dal basso”. Per capirsi: della possibilità di una candidatura all’Oscar per l’attrice inglese si è cominciato a parlare soltanto una settimana prima dell’ufficializzazione delle nomination, quando alcune colleghe – Cate Blanchett, Kate Winslet, Gwyneth Paltrow e Mary McCormack, moglie del regista di To Leslie Michael Morris, che, sempre secondo le ricostruzioni giornalistiche, avrebbe personalmente contattato attori e attrici suoi conoscenti per chiedere loro di sostenere il film in apparizioni pubbliche e con post social – hanno espresso pubblicamente il loro desiderio di vedere Riseborough competere per la statuetta di Miglior attrice protagonista.
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Sembra che tutto questo abbia insospettito l’Academy, che quindi si è messa a indagare per appurare se Riseborough – o chi per lei: il suo manager, i produttori di To Leslie – non abbia abilmente aggirato o palesemente violato le regole che bisogna rispettare quando si decide di proporre la candidatura di un’attrice agli Oscar. Tutto ruoterebbe attorno a una campagna social, definita «aggressiva», alla quale diversi membri dell’Actors Brach – uno dei pezzi che compongono l’Academy – si sarebbero prestati promuovendo la nomination di Riseborough sui loro profili social. Il Board of Governors dell’Academy si riunirà oggi per discutere della questione. Non si capisce come tutto questo possa costituire una violazione delle regole dell’Academy, ma c’è da dire che non è ben chiaro quali siano: come ha spiegato un anonimo membro del Documentary Branch sempre a Variety, «quando diventi un membro dell’Academy, non è che ci sia qualcuno che ti spiega quali siano le regole». Non è chiaro cosa succederà il Board dovesse ritenere “colpevole” Riseborough.
Nel frattempo, diverse celebrity hanno detto la loro sull’argomento. Le dichiarazioni più discusse degli ultimi giorni sono state quelle dell’attrice Christina Ricci e del comico e podcaster Marc Maron. In una storia su Instagram nel frattempo cancellata, l’attrice aveva definito quella dell’Academy un’iniziativa «elitaria» per sabotare una delle pochissime candidature nella storia dell’Oscar ottenuta senza l’aiuto di ingenti finanziamenti. Maron è stato addirittura più esplicito: nel suo podcast WTF, ha detto che «A quanto pare, l’Academy of Motion Picture Sciences, o che cazzo è, ha deciso di indagare sulla campagna dal basso che ha portato Andrea Riseborough alla nomination agli Oscar. Perché si vede che questa cosa minaccia il sistema, sistema che li ha comprati, basato tutto su quegli ammassi di interessi economici chiamati studios».

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