Una conversazione libera tra due Millennial su matrimonio gay, diritti acquisiti e diritti da conquistare, vite da privilegiati e vittimismo social, militanze vecchie e nuove e prospettive per il futuro.
La storia dei bambini che ci hanno fatto diventare 5, 6 e 7 miliardi
«8 miliardi di persone e le persone più disagiate le incontri tu, giusto?», ha scritto oggi un influencer su Instagram. Chissà quante persone l’hanno scoperto grazie a chi, sui social, sta ironizzando sulla notizia: il 15 novembre 2022, a solo 11 anni di distanza dalla tappa dei 7 miliardi, la popolazione mondiale è cresciuta di un altro miliardo, raggiungendo quota 8. Non è una bella notizia, soprattutto per le aree del mondo che già affrontano la scarsità di risorse a causa del cambiamento climatico. Come ha dichiarato John Wilmoth, direttore della divisione popolazione dell’Onu, «raggiungere otto miliardi di persone è un segno di successo umano, ma è anche un grande rischio per il nostro futuro». Fortunatamente, dopo un’impennata nella metà del XX secolo, la crescita sembra aver iniziato a rallentare: secondo quanto riportato dalle Nazioni Unite, ci potrebbero volere altri 15 anni per raggiungere i 9 miliardi ed è poco probabile che la popolazione mondiale riesca a raggiungere i 10 miliardi entro il 2080. La Bbc ha cercato di rendere tutto un po’ più concreto raccontando le storie dei bambini scelti per rappresentare il raggiungimento dei 5, 6 e 7 miliardi e spiegando cosa si può capire della crescita della popolazione mondiale attraverso le loro storie.
Il bambino dei cinque miliardi è Matej Gaspar, nato l’11 luglio del 1987 nella periferia di Zagabria, con una macchina fotografica puntata in faccia e un gruppo di politici riuniti intorno a sua madre. Come racconta il segretario generale dell’Onu, Alex Marshall, che quel giorno si trovava a Zagabria, «avevamo esaminato le proiezioni e immaginato che la popolazione mondiale avrebbe superato i cinque miliardi l’11 luglio del 1987 e volevamo dare un volto a quei numeri». I demografi dell’Onu non la presero bene: «ci spiegarono, a noi, persone ignoranti, che non sapevamo cosa stavamo facendo. E che non avremmo dovuto scegliere un individuo tra così tanti». Ma loro lo fecero lo stesso. Neanche il bambino la prese bene: oggi Matej ha 35 anni e vive a Zagabria, è sposato e lavora come ingegnere chimico, ma ha sempre rifiutato tutte le interviste e non ha voluto parlare con la Bbc.
Al contrario, il bambino scelto per rappresentare i 6 miliardi sembra molto contento di poter discutere con i giornalisti della Bbc di questioni demografiche, del mondo in cui influiscono sul mondo e in particolare sulla sua Bosnia-Erzegovina, il Paese con una delle popolazioni in più rapido declino al mondo, sia perché non nascono bambini sia per l’altissima emigrazione: «Non ci sarà più nessuno a pagare le pensioni per i pensionati», dice, «tutti i giovani se ne vanno». Adnan Mevic oggi ha 23 anni, è laureato in economia e sta cercando lavoro. Vive fuori Sarajevo con sua madre, Fatima, che ricorda la sua nascita come un momento surreale. «Mi sono resa conto che c’era qualcosa di insolito perché medici e infermieri si stavano radunando, ma non riuscivo a capire cosa stesse succedendo», ha raccontato alla Bbc. Quando Adnan arrivò, l’allora segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan era lì per battezzarlo il seimiliardesimo bambino del mondo.
Dodici anni dopo, nel 2011, Sadia Sultana Oishee è stata scelta per rappresentare il raggiungimento dei 7 miliardi. Oggi è una bambina di 11 anni che vive appena fuori Dhaka, in Bangladesh, insieme ai genitori e alle due sorelle più grandi, una delle quali frequenta l’università nonostante le condizioni economiche della famiglia siano difficili, soprattutto dopo il Covid. Ma anche Oishee vuole studiare, dice che da grande vuole diventare medico. Fortunatamente, negli ultimi anni, la velocità di crescita della popolazione del Bangladesh è rallentata moltissimo. Nel 1980, in media, una donna aveva più di sei figli, oggi sono meno di due, tutto grazie all’aumento dell’istruzione: man mano che le donne diventano più istruite, scelgono di avere famiglie più piccole.