Una conversazione libera tra due Millennial su matrimonio gay, diritti acquisiti e diritti da conquistare, vite da privilegiati e vittimismo social, militanze vecchie e nuove e prospettive per il futuro.
Negli Usa hanno arrestato la madre di un bambino di 10 anni perché gli ha fatto fare un tatuaggio
Negli Stati Uniti d’America, nello Stato di New York, durante il mese di ottobre, un bambino di dieci anni è entrato nell’infermeria della sua scuola elementare chiedendo della vaselina. Gliene serviva un po’, ha spiegato, per metterla sul suo nuovo tatuaggio: il suo nome scritto tutto in stampatello sull’avambraccio. Davanti all’insolita richiesta, l’infermiera dalla scuola ha reagito con lodevole pacatezza: non ha assecondato la richiesta del bambino, ha preso il telefono, ha chiamato la polizia e ha denunciato tutti i coinvolti nella realizzazione del tatuaggio. Come racconta il New York Times, in seguito alla telefonata dell’infermiera sono finiti nei guai la madre del ragazzo, Crystal Thomas (che aveva dato il suo consenso per il tatuaggio) e il tatuatore Austin Smith, un 20enne, vicino di casa della donna, che non aveva neppure la licenza da tatuatore. Entrambi sono stati arrestati per aver violato una legge dello Stato di New York che vieta espressamente di tatuare, con o senza il consenso dei genitori, chiunque abbia meno di diciotto anni.
Crystal Thomas è accusata di aver messo in pericolo la salute del figlio, ma si è difesa dicendo che è tutto un malinteso: è vero, quando il bambino le ha chiesto il permesso di farsi un tatuaggio lei gli ha detto che poteva farlo, ma pensava che lui si riferisse a uno di quei tatuaggi temporanei. «Nessun bambino dovrebbe farsi tatuare», ha anche detto la donna. Meno comprensibile la decisione di Austin Smith, ragazzi di vent’anni che ha pensato fosse davvero una stupenda idea quella di tatuare un bambino di dieci anni, senza aver né i permessi né l’esperienza né gli strumenti adatti all’opera. Si è limitato a dire, Smith, di essere profondamente pentito e che ritiene questo il peggior errore della sua vita.
Per quanto possa sembrare strano, negli Stati Uniti fatti come questo non sono così insoliti. Qualche anno fa, in Georgia (altro Stato in cui esiste una legge che proibisce il tatuare un minore di diciotto anni), una coppia è stata arrestata per aver tatuato delle croci sui loro figli, tutti minorenni. Oppure, sempre in Georgia, c’è stato un altro caso: un ragazzo di dieci anni si era tatuato, con il consenso di sua madre, il numero della maglia da basket di suo fratello maggiore morto in un incidente stradale. La madre in quell’occasione aveva affermato: «Io non capisco: perché si possono fare i buchi alle orecchie sui bambini e non i tatuaggi? Qual è la differenza?». Numerosi esperti hanno studiato a lungo la questione e hanno scritto diversi libri in proposito. Ad esempio, la dottoressa Cora Bruener, pediatra e docente presso l’ospedale pediatrico di Seattle, è l’autrice di una guida sui tatuaggi destinata ai pediatri. Bruener è intervenuta sulla questione, affermando che è necessario rivedere la legge statunitense, in quanto: «Il tatuaggio è un segno permanente, un simbolo disegnato sul proprio corpo. Non credo affatto che i minori di diciotto anni siano in grado di prendere una decisione così importante».