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12:26 lunedì 31 marzo 2025
È il momento perfetto per guardare On Your Mark, l’unico video musicale mai realizzato dallo Studio Ghibli. Disegnato da Hayao Miyazaki in persona, nel 1995. Tutto a mano, ovviamente, come il vero stile Ghibli vuole.
La Casa Bianca ha pubblicato sui social la foto “ghiblizzata” di un’immigrata che viene espulsa. Dimostrando come la nuova funzione di ChatGPT possa essere usata a fini di discriminazione.
Hanno inventato una sigaretta elettronica con attaccato un Tamagotchi che muore se non fumi abbastanza. Nome provvisorio: Vape-a-gotchi.
C’è un tizio che sta partecipando a tutte le proteste in Turchia vestito da Pikachu. Marcia, fa cori contro Erdogan, scappa dalla polizia, tutto vestito da Pikachu. È diventato virale, ovviamente.
A causa dell’overtourism in Giappone si stanno “esaurendo” le terme. Troppi turisti, l'acqua termale non basta, i livelli hanno raggiunto minimi da record: danni della turistificazione, capitolo ennesimo.
La nuova versione di ChatGPT è bravissima a generare immagini nello stile dello Studio Ghibli. Una nuova funzione che ha (prevedibilmente) conquistato internet: sono già migliaia le immagini ghiblizzate, tra foto, meme e scene di film.
Dopo Mahmoud Khalil, negli Usa hanno arrestato un’altra studentessa pro Palestina. Si chiama Rumeysa Ozturk ed è stata arrestata e incarcerata senza che nei suoi confronti ci sia nessuna accusa.
L’archivio personale di Joan Didion è stato aperto al pubblico. Lo si può visitare presso la New York Public Library: contiene interviste, sceneggiature, appunti, lettere e ricette.

Di cosa parla il libro con cui Brigitte Giraud ha vinto il premio Goncourt

03 Novembre 2022

Brigitte Giraud ha vinto l’edizione 2022 del Premio Goncourt con Vivre Vite. Pubblicato da Flammarion e scritto vent’anni dopo il fatto che racconta, il libro racconta la catena di eventi che ha portato alla morte di Claude, il marito dell’autrice, il 22 giugno del 1999, esplorando le cause dell’incidente in moto che lo ha ucciso e i possibili movimenti del destino che avrebbero potuto impedirlo. Il presidente della giuria Didier Decoin ha detto che il libro «pone la domanda: “Perché?” Quali sono gli ingranaggi dell’orologio del fato che si sono intrecciati per portare a questo evento?». Pierre Assouline, un altro giurato, l’ha descritto come «un libro di grande sensibilità che racconta una storia assolutamente universale, dal momento che tutti hanno vissuto l’esperienza di aver perso qualcuno e di tornare indietro nel tempo per dire: “E se?”».

I 10 membri dell’Accademia di Goncourt, la società letteraria francese che assegna il premio, hanno fatto la loro proclamazione a mezzogiorno al ristorante parigino Drouant, dove dal 1914 vengono proclamati i vincitori. Brigitte Giraud, tredicesima donna a ricevere il premio in 120 anni (tra le altre Simone de Beauvoir e Marguerite Duras), è anche autrice di altri romanzi e raccolte di racconti in cui la perdita è un tema centrale. Come si legge sul New York Times, arrivata a Drouant poco dopo l’annuncio del premio, Giraud ha detto che, questa volta, il destino è stato dalla sua parte: «Forse le parole aiutano a invertire le sorti». La vittoria di Giraud non era affatto scontata: diversi commentatori avevano predetto che quest’anno avrebbe vinto Il mago del Cremlino di Giuliano da Empoli (da noi uscito con Mondadori). Pubblicato in Francia poco dopo l’invasione dell’Ucraina, ha venduto più di 100mila copie.

L’anno scorso a vincere il premio era stato lo scrittore senegalese Mohamed Mbougar Sarr (Dakar, 1990) che con La più recondita memoria degli uomini è diventato il primo autore dell’Africa sub-sahariana a vincere il premio Goncourt (qui la nostra intervista). Rivolgendosi ai giornalisti, Giraud ha ringraziato l’Accademia Goncourt per aver riconosciuto la dimensione universale di un’opera così “intima” e che questo tipo di scrittura così personale «ha senso solo se risuona con il collettivo, con la società, con un periodo, con una storia». Una riflessione che potrebbe funzionare molto bene anche per descrivere il lavoro di Annie Ernaux, vincintrice del Nobel per la letteratura con i suoi libri autobiografici, ma fa anche pensare al capolavoro di Joan Didion, L’anno del pensiero magico.

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