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Ci sarà un sequel di C’era una volta a… Hollywood diretto da David Fincher, scritto da Quentin Tarantino e con protagonista Brad Pitt Il film racconterà la storia di Cliff Booth, il personaggio interpretato da Pitt nel film di Tarantino del 2019.
Prada ha aperto un ristorante ispirato ai film di Wong Kar-wai Si trova a Shangai e riproduce l'atmosfera dei film del regista di "In the Mood for Love".
La ministra della Giustizia americana vuole la condanna a morte per Luigi Mangione Ha inviato una comunicazione ai procuratori federali, chiedendo la pena di morte per quello che definisce «un terrorista».
Per aspera ad astra è il tema dell’edizione di C2C Festival che renderà omaggio a Sergio Ricciardone I biglietti saranno acquistabili da sabato 5 aprile.
È morto Val Kilmer, la rockstar della Hollywood degli anni ’80 e ’90 Aveva 65 anni e da tempo si era ritirato dalle scene a causa di un cancro alla gola.
C’è un pesce che si è evoluto appositamente per evitare di avere a che fare con i suoi simili Si chiama tetra messicano (Astyanax mexicanus) e ci ha messo 20 mila anni per raggiungere questo notevole risultato.
Nei biopic sui Beatles di Sam Mendes ci saranno tutti i boni preferiti di internet Harris Dickinson interpreta John Lennon, Paul Mescal sarà Paul McCartney, Barry Keoghan è Ringo Starr e Joseph Quinn farà George Harrison.
Adolescence verrà mostrato in tutte le scuole medie inglesi Un'iniziativa appoggiata dal Primo ministro inglese, Keir Starmer.

Un report dice che tutte le soluzioni messe in atto finora per combattere la crisi climatica non sono abbastanza

26 Ottobre 2022

La crisi climatica è già in corso e la sopravvivenza dell’umanità è già a rischio, come ci hanno ricordato in queste settimane i giovani attivisti imbrattatori di opere d’arte – dopo i Girasoli di Van Gogh si sono dedicati al Pagliaio di Monet, imbrattato con un’altra secchiata di zuppa, questa volta di patate – e come da anni ci ripetono scienziati e ricercatori. L’ultima conferma dell’urgenza della crisi la possiamo leggere nel report State of Climate Action 2022. Il documento è un’analisi della situazione climatica della Terra in cui si cerca di capire se, come e quando riusciremo a raggiungere gli obiettivi fissati dagli accordi di Parigi: dimezzare entro il 2030 le emissioni di gas serra e limitare così a 1,5 C° l’aumento della temperatura media globale rispetto ai livelli pre-industrializzazione.

Come sottolinea anche il Guardian, per capire a che punto siamo nella lotta al cambiamento climatico, i ricercatori hanno usato quaranta indicatori – tra i quali, per esempio: la quantità di gas che usiamo; quanto acciaio produciamo; quanti viaggi facciamo usando la macchina – e hanno tratto la conclusione che, in sostanza, stiamo andando malissimo. Nessuno degli obiettivi posti a Parigi sembra davvero raggiungibile entro il 2030. Anzi, in alcuni casi ci stiamo persino allontanando velocemente da quei traguardi invece che avvinarci, magari lentamente, ma almeno avvicinarci. Secondo il report, infatti, consumiamo sempre troppo gas, produciamo sempre troppo acciaio, usiamo sempre troppo la macchina, abbattiamo sempre troppi alberi e usiamo sempre troppo terreni a fini agricoli.

Alla luce di questi dati particolarmente preoccupanti c’è da domandarsi se si possa fare qualcosa, nel quotidiano, per contenere i danni. Sicuramente sarebbe importante il maggiore utilizzo dei trasporti pubblici (che secondo la ricerca dovrebbe aumentare di sei volte rispetto al tasso attuale), ma anche ridurre il consumo di carne, mangiando, nei Paesi più sviluppati, non più di due hamburger a settimana. Il crescente utilizzo del gas per la produzione di energia elettrica in tutto il mondo è sicuramente uno dei fattori più preoccupanti. L’ha sottolineato, sempre al Guardian, Bill Hare, amministratore delegato di Climate Analytics (che ha contribuito alla stesura del report): «È particolarmente preoccupante l’aumento della produzione di energia elettrica da gas fossile, nonostante la disponibilità di alternative più pulite e a basso costo». Questa è una conseguenza dovuta sia alla pandemia che alla guerra in Ucraina, fattori che hanno mostrato chiaramente come «la continua dipendenza dai combustibili fossili non solo sia dannosa per il clima, ma comporti anche seri rischi economici e di sicurezza».

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