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Dopo l’attentato, Salman Rushdie ha perso l’uso di una mano e di un occhio

24 Ottobre 2022

L’agente di Salman Rushdie ha rivelato alla stampa che, in seguito all’attentato subito a New York il 12 agosto, lo scrittore ha perso la vista da un occhio e l’uso di una mano. Finora non era ancora stato chiarito, né dai familiari né dall’entourage di Rushdie, quanto gravi fossero le ferite riportate dallo scrittore. È stato Andrew Wylie, agente di Rushdie, a chiarire la situazione in un’intervista pubblicata sul quotidiano spagnolo El País sabato 22 ottobre. «Le ferite erano profonde e ha anche perso la vista da un occhio. Aveva tre ferite gravi al collo. Una mano non potrà più usarla perché i nervi del braccio sono stati recisi. E ha circa altre quindici lacerazioni al torace e nella parte superiore del corpo. Insomma, è stato un assalto di una violenza brutale».

Nella stessa intervista – ripresa, tra gli altri, anche dal Guardian – Wylie si è rifiutato di dire se Rushdie in questo momento si trovi ancora ricoverato in ospedale o sia già tornato a casa. «La cosa più importante è che è vivo». Ha poi rivelato che già in passato lui e Rushdie avevano discusso della possibilità che un attentato come questo si verificasse, prima o poi. «Il pericolo più grande che ha mai dovuto affrontare, così tanti anni dopo la dichiarazione della fatwa nei suoi confronti, è stata una persona qualunque, sbucata dal nulla, che lo ha aggredito. In una circostanza del genere proteggersi e proteggerlo è impossibile, perché è una cosa del tutto imprevedibile e irrazionale. È stato come l’omicidio di John Lennon».

L’uomo accusato di aver accoltellato Rushdie si chiama Hadi Matar, ha 24 anni e il 18 agosto nei suoi confronti sono state formalizzate due accuse: una di tentato omicidio di secondo grado e una di tentata aggressione di secondo grado. Per entrambi i capi d’imputazione, Matar si è dichiarato non colpevole. Soltanto due settimane prima dell’attentato, Rushdie aveva raccontato al magazine tedesco Stern di considerare le aggressioni ai suoi danni «una cosa del passato. La fatwa è una cosa di tanto tempo fa. La mia vita adesso è una vita normale».

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