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Annie Ernaux ha vinto il Premio Nobel per la letteratura

06 Ottobre 2022

Secondo le agenzie di scommesse quest’anno il favorito era Michel Houellebecq, ma si parlava anche di Annie Ernaux e Salman Rushdie (da poco vittima di un attentato durante un convegno a New York). Nel tradizionale articolo di commento alle scommesse su New Republic, Alex Shepard aveva fatto notare come i nomi che circolavano di più da Ladbrokes non coincidessero con quelli menzionati dai suoi contatti nel mondo dell’editoria scandinava. Secondo fonti vicine all’Accademia svedese, infatti, quest’anno avrebbe vinto uno scrittore molto conosciuto, «anche se forse non una superstar come Bob Dylan o Kazuo Ishiguro» (vincitori rispettivamente del 2016 e del 2017), al contrario di quanto successo negli ultimi anni. L’anno scorso il vincitore era stato Abdulrazak Gurnah, professore di letteratura nato a Zanzibar nel 1948, mai comparso tra i nomi su cui si scommetteva, e nel 2021 alla poeta americana Louise Glück, un po’ più conosciuta ma non famosissima, in Italia pubblicata soltanto dal libraio-editore Raimondo Di Maio con la sua piccola casa editrice Dante & Descartes, passato da 300 a settemila copie in poche ore (noi l’avevamo intervistato qui).

Le previsioni erano corrette, perché a vincere il premio Nobel per la Letteratura 2022 è la famosissima scrittrice Annie Ernaux, data per favorita da anni. Nei suoi libri Ernaux ha reinventato i modi e le possibilità dell’autobiografia, trasformando il racconto della sua vita in uno strumento di indagine sociale, esistenziale e politica. Ripercorrendo esperienze e traumi privati la scrittrice parla del rapporto con la figura paterna, il lutto, il sesso, la politica, l’aborto, la maternità: questioni che riguardano tutti. Forse proprio per questo il suo capolavoro, Gli anni, è considerato il racconto di un’intera generazione attraverso i ricordi di un unico individuo. In L’altra figlia rielabora la morte della sorellina che non ha mai conosciuto, morta due anni prima che lei nascesse. Memoria di ragazza racconta l’estate del 1958, quando per la prima volta lontana dalla famiglia, educatrice in una colonia di vacanze, Eranux diciottenne scopre se stessa, e quindi l’amore, il sesso, il giudizio degli altri. L’evento si riferisce all’esperienza reale di un aborto: nel 1963, quando in Francia è ancora illegale, Ernaux decide di interrompere una gravidanza. Il posto è dedicato alla vita del padre, Una donna racconta la vita e la morte della madre dell’autrice. I suoi libri sono pubblicati in Italia dalla casa editrice romana L’orma editore che ha portato in Italia Il postoGli anniL’altra figliaMemoria di ragazzaUna donnaLa vergognaL’evento e La donna gelata. A settembre è uscita la traduzione in inglese dei diari che raccontano una storia d’amore vissuta nel 1988 con un giovane diplomatico russo, Getting Lost.

Così Emmanuel Carrère descriveva Ernaux in una lunga intervista pubblicata su Rivista Studio nel 2015: «Lei non fa autofiction, perché “la finzione” non c’entra. I suoi sono libri su di lei, sulla sua famiglia. Lei viene non dal proletariato ma diciamo dal mondo dominato, e tutta la sua opera parla di questo: il tentativo di scrivere dell’esperienza di chi non ha la parola per scrivere, di chi non ha accesso al discorso dominante. I suoi libri sono magnifici, sia autobiografie che autobiografie collettive. Ecco, Annie Ernaux l’ha trovata, la voce. Il suo Gli anni è uno dei grandi libri della letteratura francese. È una specie di autobiografia senza più prima persona, è una cosa nuovissima, le viene così naturale che non ti accorgi di quanto è innovativo».

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