Hype ↓

Mickey Rourke ha detto che Tom Cruise è un attore insignificante

13 Luglio 2022

A quanto pare, al mondo c’è una persona alla quale non è piaciuto Top Gun: Maverick: è Mickey Rourke, che durante un’intervista a Piers Morgan Uncensored ci ha tenuto a fare sapere al mondo che secondo lui il successo di Maverick (il film ha superato il miliardo di incassi al botteghino mondiale e già si parla di candidature ai prossimi Oscar) «per me non conta un cazzo». E, aggiunge Rourke, lui non capisce nemmeno tutto questo amore per Tom Cruise: «Sono trentacinque anni che interpreta la stessa cazzo di parte. Non ho nessun rispetto per uno che lavora così. Non mi importa dei soldi o del potere. Quello di cui mi importa… Quando guardo Al Pacino o Christopher Walken o i vecchi film di De Niro e di Richard Harris e di Ray Winstone, quello è il tipo di attore che voglio essere. Il tipo di attore che corre dei rischi nel suo lavoro».

A completare la sua dissertazione su cosa definisca un attore degno di questo nome, Rourke ha detto che secondo lui Tom Cruise è da considerarsi appartenente a quella grandissima categoria di professionisti del grande schermo che alla lunga non lasceranno alcuna traccia nella storia del cinema. «Credo sia (Tom Cruise, ndr) insignificante», ha concluso, rispondendo all’ultima domanda di Piers Morgan. Per il momento, però, il pubblico di tutto il mondo non sembra d’accordo con Rourke: Top Gun: Maverick, a oggi, è il film che ha incassato di più nel 2022, più di un miliardo in tutto il mondo, come detto, e seicento milioni di dollari solo negli Stati Uniti. Nessun film con protagonista Tom Cruise aveva mai riscosso un simile successo nei trentacinque anni in cui l’attore ha interpretato sempre «la stessa cazzo di parte».

Articoli Suggeriti
5 domande su Alfredo Cospito

Abbiamo parlato del 41bis e dell’ergastolo ostativo con Valeria Verdolini, sociologa che insegna Politiche della sicurezza urbana all'Università degli Studi di Milano Bicocca.

Il tradimento dei social

Dovevano essere dei network, invece sono diventati piattaforme di publishing personale sempre più performative. Il momento della fine è vicino?

Leggi anche ↓
5 domande su Alfredo Cospito

Abbiamo parlato del 41bis e dell’ergastolo ostativo con Valeria Verdolini, sociologa che insegna Politiche della sicurezza urbana all'Università degli Studi di Milano Bicocca.

Il tradimento dei social

Dovevano essere dei network, invece sono diventati piattaforme di publishing personale sempre più performative. Il momento della fine è vicino?

L’arte o la vita?

Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?

Debora Serracchiani e i giorni dell’abbandono del Pd

Se c'è una cosa che racconta la crisi del Partito democratico, questa è la parabola di Serracchiani dal 2009, anno della sua esplosione, all’uscita nella tragica notte elettorale.

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Vincent Gallo ha endorsato Giorgia Meloni su Instagram e poi ha cancellato il post