Quando, come e perché la casa di una persona normale diventa un archivio – parziale, ma comunque abbastanza esteso – di tutto quello che ha pubblicato FMR?
C’è una nuova app che consiglia i libri in base a quanto se ne parla su internet
Da quando l’acquisto di libri è diventato un atto (soprattutto) digitale, moltissime startup hanno cercato di fornire ai lettori uno strumento utile a orientarsi nell’infinita e caotica offerta letteraria di internet. C’è Bookfinity, che consiglia titoli ai lettori dopo aver fatto compilare a quest’ultimi un sondaggio attraverso il quale vengono divisi in categorie (beach reader, cool mom o dad, spiritual seeker, per citarne alcune). Booqsi, una piattaforma che si definisce «l’alternativa Amazon-free a Goodreads». Copper, discovery app pensata per mettere in contatto i lettori con gli autori (secondo il New York Times, finora a Copper si sono iscritti circa cinquecento scrittori). Alla lista in questi giorni si è aggiunta Tertulia, nuova app che con le precedenti condivide l’obiettivo ma si differenzia per il metodo usato per raggiungerlo. Tertulia, infatti, consiglia i libri in base a un criterio principale: quanto se ne parla su internet.
L’app usa sia l’intelligenza artificiale che quella umana, mette assieme discussioni e consigli sui libri presi un po’ in tutto il web: legge i post sui social, le recensioni sui siti specializzati, gli articoli pubblicati sui giornali online, e da queste fonti tira fuori un titolo giusto per i gusti e gli interessi del lettore in questione. Il lettore, naturalmente, deve fornire all’app una serie di indicazioni che aiutino quest’ultima nella scelta del libro da consigliare. Tra queste indicazioni, per esempio, ce ne sono alcune piuttosto comuni – i generi preferiti – e altre più peculiari – da che tipo di persone ci piacerebbe ricevere consigli di lettura, astronauti o poeti, chef o storici, personaggi dello spettacolo o critici letterari o tutte queste persone messe assieme. L’accesso a Tertulia si può fare anche usando Twitter, in modo tale che l’app usi i dati forniti dal social per conoscere meglio il lettore.
Ogni giorno Tertulia genera una lista personalizzata con cinque consigli. Oltre alla lista, gli utenti possono anche scorrere un elenco di notable titles selezionati in base alla discussione che hanno generato invece che (come molte altre app simili) sulle vendite che hanno registrato. «Per i film c’è Netflix, per la musica c’è Spotify, ma per l’esperienza di scoprire un libro non esisteva un equivalente digitale», ha detto al Nyt Sebastian Cwilich, Ceo di Tertulia e co-fondatore dell’azienda assieme al digital designer Robert Lenne e a Lynda Hammes, ex editore di Foreign Affairs. Oltre a fare da recommendation engine, Tertulia funziona anche da negozio online: in questo momento in “magazzino” ci sono quindici milioni di titoli cartacei, ai quali presto si aggiungeranno ebook e audiolibri.
In molti, però, restano scettici sulle possibilità di successo dell’app. I lettori sono già travolti da consigli e recensioni di libri: da #BookTok ai listicle, passando per i book club delle celebrity e alle care, vecchie recensioni, le indicazioni su cosa leggere di certo non mancano. Ma, secondo gli ideatori di Tertulia, oggi per un lettore è facile trovare ciò che sa di volere ma è molto difficile scoprire una novità e appassionarsene. E, in ogni caso, la discussione sui libri resta confusa e frammentaria. «Questa app potrebbe riuscire a mettere ordine nel caos e costruire un vero discorso digitale sui libri», ha detto Sloane Crosley, che ha partecipato alla fase di test dell’app. «Se Tertulia riuscirà ad alzare il livello del dibattito sui libri, allora mi auguro abbia tutto il successo del mondo».