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Invece di guardare il massacro di Bucha, i complottisti scambiano una macchia per un braccio che si muove

04 Aprile 2022

Nel momento in cui le immagini dei cadaveri di civili disseminati sulla strada di Bucha diffuse dai media hanno iniziato a girare anche sui social, una quantità incredibile di utenti ha iniziato a sostenere che sono false. Il capo delegazione ucraino Mikhailo Podolyak ha definito quello che è successo nella città a nord di Irpin e Kiev «la Srebrenica del Ventunesimo secolo»: le immagini mostrano cadaveri ovunque e famiglie intere buttate nelle fosse comuni. Un massacro che i russi negano di aver compiuto: la prova sarebbe un’analisi pubblicata dal presunto sito di fact-checking russo “Guerra ai falsi”, diffusa poi dai canali istituzionali di Mosca come il Ministero della Difesa russo. Non è la prima volta, dall’inizio della guerra, che fake news del genere iniziano a circolare: si è sentito parlare spesso di attori, video falsi e fotomontaggi, con gli ucraini che manomettono la realtà per diffondere informazioni false sulla guerra. Questa volta la prova della messinscena sarebbe un video girato da un carro armato, ripostato perfino dal ministero della difesa russo, in cui si vedrebbe un cadavere che muove la mano e, subito dopo, dallo specchietto retrovisore, un altro cadavere che da sdraiato si mette seduto.

Ovviamente non è così: basta osservare il video in alta definizione per capire che “la mano” che si muove è in realtà l’effetto di una macchia sul vetro, mentre il corpo che sembra mettersi seduto non è che il frutto della normale distorsione causata dello specchietto retrovisore. Attualmente su Twitter l’hashtagh #Bucha conta 302.000 tweet: molti di questi sono discussioni tra chi crede che il video mostri il movimento dei “finti cadaveri” e chi cerca disperatamente di far ragionare o perlomeno smascherare gli adepti della propaganda. Come ha twittato il giornalista Niccolò Zancan, «Peggio di essere morti con le mani legate dietro alla schiena, morti ammazzati e buttati ai margini di una strada della tua città, torturati e soli, c’è solo essere morti e non essere creduti». 

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