Di cosa si è parlato questa settimana

Le disavventure polacche di Salvini, la realtà alternativa raccontata dall'ambasciata russa, lo show di Balenciaga a Parigi e le altre notizie della settimana.

di Studio
12 Marzo 2022

Polemiche – Quella sua maglietta fina
La disavventura polacca di Salvini serve anche e soprattutto a capire quanto importante fosse Luca Morisi per la comunicazione del leader della Lega. Con Morisi, probabilmente l’idea di organizzare un viaggio al confine tra Polonia e Ucraina sarebbe stata bocciata e Salvini si sarebbe risparmiato l’umiliazione di trovarsi davanti un sindaco polacco (sindaco, tra l’altro, molto di destra) che gli rinfaccia le vecchie simpatie putiniane mostrando una t-shirt da fanboy indossata in passato dal Capitano.

Altre polemiche – La setta della sette
Nel dibattito pubblico italiano è in corso una gara (alla quale partecipano molti professori universitari, spesso ospiti su La7) a chi riesce a sostenere la posizione più assurda sulla guerra in Ucraina. Ci si chiede di chi sia la colpa di quanto sta succedendo: verrebbe da dire Putin, visto che è lui che ha deciso di bombardare una nazione sovrana confinante. Ma no, a sentire (tra gli altri) Carlo Rovelli, Luciano Canfora e Donatella Di Cesare, non è così semplice: mettetevi nei panni del povero Putin che si trova la Nato sull’uscio di casa, dicono i prof, voi al posto suo cosa avreste fatto?

Social – Ambasciator che porta pena
«La Russia non ha attaccato l’Ucraina e non ha intenzione di attaccare altri Paesi», ha dichiarato, serissimo, il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov lo scorso giovedì. Una dichiarazione che è ricaduta a tappeto su tutte le ambasciate russe nei Paesi occidentali, compresa l’Italia, che si sono lanciate in una serie di tweet di “giustificazione” del conflitto in Ucraina e, in particolare, dell’attacco all’ospedale di Mariupol. Inutile dire che non stati ricevuti benissimo, quei tweet, tant’è che sono stati rimossi dalla stessa piattaforma. 

Moda – Guerra e Demna
Dopo la surreale settimana della moda di Milano, le sfilate si sono spostate a Parigi, mentre le iniziative e le donazioni per supportare i rifugiati ucraini iniziavano a impilarsi una sull’altra. Nonostante gli sforzi, la dissonanza – le modelle in passerella, la guerra in Europa – è rimasta, fino a esplodere durante lo show di Balenciaga, che è sembrato così aderente alla realtà da apparire quasi grottesco.

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