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C’è un film con Matt Damon ispirato al delitto di Perugia
Qualche settimana fa su Twitter girava un thread che invitava gli utenti a «raccontare una storia horror in cinque parole», al quale ha voluto partecipare anche Amanda Knox. Ha composto questa storia: «Unforgettable study abroad in Italy», riferendosi ai fatti successi nel 2007, quando era stata accusata e poi prosciolta per aver ucciso la sua coinquilina Meredith Kercher mentre era in Erasmus a Perugia. C’è stato qualcuno che da queste cinque parole ne ha tratto un film: è il regista Tom McCarthy, che conosciamo soprattutto perché ha diretto Il caso Spotlight. Il film ispirato ai fatti, in uscita in Italia a settembre, si intitola La ragazza di Stillwater.
È stato proprio il regista ad aver tracciato la similitudine tra il film e la «saga di Amanda Knox» in un’intervista a Vanity Fair, sostenendo di essersi «liberamente ispirato» ai fatti di Perugia per il film, presentato fuori concorso a Cannes. La pellicola assume il punto di vista di un padre, interpretato da Matt Damon, che dagli Stati Uniti va a trovare sua figlia (interpretata da Abigail Breslin) in Francia dove è stata ingiustamente incarcerata perché accusata dell’omicidio della sua coinquilina e amante. Qui cercherà di farsi giustizia da sé e cercherà il vero assassino. Ovviamente divergono, dagli avvenimenti reali, l’ambientazione – Marsiglia al posto di Perugia – e il fatto che in realtà la figlia del protagonista sia realmente, a tutti gli effetti, coinvolta: secondo la giustizia, dal 2011, Amanda Knox è innocente (dichiarata tale dalla Corte di cassazione), mentre la ragazza del film sembra essere realmente colpevole.

Abigail Breslin interpreta il personaggio liberamente ispirato ad Amanda Knox
Il personaggio interpretato da Matt Damon è un padre che supporta Trump, e in una recensione di Variety gli fanno i complimenti per un ruolo tanto complesso. Intanto Amanda Knox non ha apprezzato il paragone e ha scritto un lunghissimo longform su Medium intitolato Who owns my name, a chi appartiene il mio nome, dove si legge: «Non riesco a lasciarmi il caso alle spalle se ogni singola recensione del film parla di me, se la mia faccia appare in ogni articolo sul film», e ha accusato il regista McCarthy di aver contorto eccessivamente i fatti reali, nonostante lui avesse dichiarato che il film era solo “largamente ispirato” alla sua storia.