Aveva 25 anni, era un'artista, fotogiornalista e attivista. Nello stesso bombardamento è stata uccisa anche tutta la sua famiglia.
Kim Jong-un ha vietato i jeans skinny in Corea del Nord
Tempi duri per gli skinny jeans. Prima gradualmente riposti nell’armadio fino a data da destinarsi a causa delle nuove tendenze (grazie, vi dobbiamo molto) e poi finalmente l’oblio definitivo con la pandemia, il ritorno prevedibile della vita bassa, la nostra voglia di vestirsi solo con la tuta e quindi di non vestirsi, e se proprio dovevano essere i jeans che fossero almeno comodi. Come se non bastasse è arrivato l’ultimo giro di vite sancito addirittura da una legge: come riporta il Mirror, citando la Yonhap News Agency, in Corea del Nord pochi giorni fa Kim Jong-un avrebbe infatti emanato il nuovo divieto di indossare jeans attillati e strappati, e altre forme di abbigliamento e acconciature «che non siano conformi al regime», come il mullet e i piercing, becere mode figlie del degrado e del capitalismo, che secondo il leader nordcoreano condurrebbero il Paese verso una drammatica occidentalizzazione.
Tornando agli skinny jeans, come ha ricordato Gq, si tratta per la Corea del Nord di una storia già sentita e piuttosto complessa, che ha a che fare con una questione ideologica più ampia che trascende il caso della nuova legge. Nel Paese infatti, i jeans skinny sono stati oggetto di controversia già in passato, poiché alcuni membri del governo li consideravano una forma di distinzione di classe, e quindi un indumento da vietare all’interno in un grande stato comunista totalitario. I jeans in generale, skinny o meno, sono inoltre un capo occidentale, idealmente americano, tanto che indossarli non è mai stato visto di buon occhio a Pyongyang in cui sarebbero appannaggio solo dei Millennial nordcoreani più ribelli, quasi come fosse una dichiarazione (di moda) silenziosamente sovversiva.
Comunque di restrizioni simili il Paese ne aveva già avute. A proposito dei tagli di capelli infatti, nel 2017 un giornalista finlandese aveva rivelato l’esistenza di una lista molto specifica di acconciatore approvate dal governo nordcoreano: 15 per gli uomini, 15 per le donne (le si vedono anche nel k-drama Crash Landing on You, disponibile su Netflix). Perché i tagli di capelli alternativi sono apparentemente “non socialisti”, e quindi non ammessi, e Kim ha già decretato che le persone avvistate e scoperte ad abbracciare simili mode verranno spedite nei campi di lavoro. Intanto anche il quotidiano di stato The Rodong Sinmun, un organo del Partito dei Lavoratori, ha lanciato un appello affinché le persone rinuncino definitivamente ai jeans, per paura che «il Paese collassi per sempre sotto al peso dell’Occidente», o del cattivo gusto.