Intervista a Carlos Moreno, l'urbanista franco-colombiano che ha teorizzato il concetto di Human Smart City e la necessità di creare quartieri in cui tutto sia a portata di mano.
In cosa consiste lo strano lockdown che ha permesso alla Turchia di riprendersi in fretta
Il Covid-19 è arrivato in Turchia l’11 marzo. È stato uno dei focolai in più rapida crescita al mondo, peggio della Cina o del Regno Unito e, proprio per questo, a un certo punto le autorità iniziarono a temere che il bilancio delle vittime potesse salire a tal punto da trasformare la Turchia in un’altra Italia (allora il Paese più colpito). Ma mentre altri Paesi in Europa hanno messo in atto severi blocchi, il governo turco ha adottato un approccio diverso, come ha spiegato l’Economist.
Invece di mettere in fermo tutta l’economia del Paese, il governo ha infatti ordinato a giovani (under 20) e anziani (over 65) di rimanere a casa. Tutti gli altri, a parte i ristoratori e i commercianti con il bisogno di uno scambio ravvicinato con i consumatori, dovevano presentarsi al lavoro. Man mano che il virus si moltiplicava, le autorità «hanno sottratto pezzi chiave dal puzzle della vita quotidiana: niente bar, niente shopping nei mercati affollati, niente preghiere in gruppo nella moschea», ma il resto della società sarebbe dovuto rimanere attivo e funzionante.
E con un approccio che ha sfidato l’ortodossia del blocco, il tasso di mortalità per Coronavirus della Turchia è stato dieci volte inferiore a quello della Gran Bretagna. Da fine maggio, come riporta la Bbc, le restrizioni hanno iniziato gradualmente a venire allentate, nonostante l’allerta rimanga comunque alta. Intanto, proprio oggi 11 giugno, è iniziata la ripresa dei voli internazionali dalla Turchia, dopo due mesi di stop. La Turkish Airlines ha annunciato per oggi i suoi primi voli per Düsseldorf, Monaco di Baviera e Francoforte in Germania, oltre che per Londra e Amsterdam dall’aeroporto di Istanbul.