Intervista a Carlos Moreno, l'urbanista franco-colombiano che ha teorizzato il concetto di Human Smart City e la necessità di creare quartieri in cui tutto sia a portata di mano.
Un autore esperto di serial killer si è inventato tutto sulla sua vita per definirsi un esperto di serial killer
La storia riportata dal Guardian sembra nata dall’incontro tra L’avversario di Emmanuel Carrère e la serie tv Mindhunter (che lui stesso aveva commentato su Telez). Una recente indagine online ha infatti rivelato che Stéphane Bourgoin, autore di libri sui serial killer molto famoso in Francia, è anche lui un “bugiardo seriale”. Bourgoin, che ha scritto più di 40 libri e presentato molti programmi tv sull’argomento serial killer, ha sempre sostenuto di averne intervistati più di 70 (tra cui Charles Manson), di essere stato addestrato presso la base dell’FBI a Quantico e, soprattutto, di aver vissuto sulla sua pelle un’esperienza terribile: sosteneva che sua moglie fosse stata assassinata nel 1976 da un uomo che, al momento del suo arresto, due anni dopo, aveva confessato una dozzina di omicidi.
Qualche mese fa un collettivo anonimo lo ha accusato pubblicamente di aver mentito sul suo passato e Bourgoin ha effettivamente ammesso che sua moglie non è mai esistita. Ha anche riconosciuto di aver mentito anche sull’esperienza con l’FBI e di non aver mai intervistato molti dei killer che sosteneva di aver intervistato, tra cui Manson. «Sono arrivato al momento del bilancio», ha rivelato a Paris Match nella sua prima intervista dopo le accuse. Nell’intervista successiva, con Le Parisien, si è auto-definito un mitomane. «Ammetto tutto. Mi vergogno di aver mentito, di aver nascosto cose».
La bugia sulla moglie prendeva spunto dall’incontro con Susan Bickrest, una ragazza di 24 anni che nel 1975 venne assassinata da Gerald Stano, che in seguito ammise di aver ucciso altre 41 donne, giustiziato nel 1998. Il personaggio della moglie, ha ammesso Bickrest, era ispirato a lei, una ragazza che aveva conosciuto, gli era piaciuta molto, ma che, per sua stessa ammissione, avevo incontrato soltanto cinque o sei volte a Daytona Beach. «Tutte queste bugie sono assolutamente ridicole», ha continuato in un’altra intervista, questa volta uscita su Le Figaro, «perché se facciamo un bilancio oggettivo del mio lavoro, penso che avrebbe potuto bastare». Non la pensava così, a quanto pare, in tutti gli anni in cui si è sentito in dovere di esagerare e mentire sulla sua vita, pensando che quello che sapeva e che scriveva, di per sé, non fosse abbastanza.